La “guerra psicologica” dell’Ansa contro la Russia

di Enrico Galoppini

Putin in Egitto, regala un kalashnikov a SisiPer evidenziare in quale misura i “nostri” media si stanno imbarcando à la guerre contro la Russia, è di un certo interesse ricavare ancora qualche spigolatura dall’Ansa, la principale agenzia stampa italiana.

Putin in visita in Egitto, incontra al-Sisi. E che fa l’Ansa? Ci parla del mega-accordo che contempla, tra le altre cose, la consegna da parte di Mosca della prima centrale nucleare in Egitto “chiavi in mano”?

Macché. Sanno bene che al-Sisi deve molto all’aiuto del Cremlino, che ha evitato al paese-perno dell’intero mondo arabo di cadere in mano ai Fratelli Musulmani, con le conseguenze facilmente immaginabili sul conflitto che devasta la Siria da quattro anni.

Allora si cincischia col kalashnikov regalato da Putin ad al-Sisi, per insinuare che si ha a che fare con un “guerrafondaio”, proprio mentre la propaganda occidentale sta cercando di girare in Ucraina un “remake” della guerra in Jugoslavia, dove solo uno è il Male assoluto e gli altri le “povere vittime” da aiutare con un “intervento umanitario”.

PCI-allo-specchioCosì la prima agenzia di stampa italiana, fondata tra gli altri da Renato Mieli, padre del più noto Paolo, rientrato in Italia – dopo aver studiato a Padova, come Napolitano… – al seguito dell’ufficio di “guerra psicologica” dell’esercito anglo-americano; poi direttore de “L’Unità” e, dopo essersi ‘bruciato’ con Togliatti, fiero anticomunista e collaboratore della Nato, presente anche al famoso convegno sulla “guerra rivoluzionaria” organizzato dall’Istituto Pollio che da più parti viene indicato come uno dei momenti preparatori della “strategia della tensione”. Questo per dire quali strane origini ha l’Ansa, sempre sbilanciata a favore delle “grandi democrazie” e pervicacemente ostile a tutti i loro avversari nella partita per il dominio mondiale.

Ma stavolta la Russia non è quella del 1999, in mano all’ubriacone e venduto Eltsin. Quella in cui spadroneggiavano gli “oligarchi” (modo assai eufemistico per coprire l’appartenenza etnico-religiosa, o per meglio dire “settaria”, della quasi totalità di costoro).

Accanto a questa malignità (Obama, si sa, va in giro solo ad elargire fiori e colombine), l’Ansa pubblica nello stesso giorno anche un’altra “notizia”: una donna a Kramatorsk “filma gli scontri e piange”, con tanto di filmato: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/02/07/ucraina-filma-scontri-a-kramatorsk-e-piange-video_ae1bda44-7df7-4cb1-bd11-72b47ec3c6ed.html

Ora, di questa città di circa 150.000 abitanti la propaganda della Nato sta cercando di fare il teatro del “dramma” della parte che intende sostenere, esagerando e/o proponendo unilateralmente “tragedie” della popolazione che sostiene il neogoverno ucraino. Prove tecniche di casus belli; della “strage” che verrà attribuita all’orda da attaccare al grido di “arrivano i nostri”.

Che cosa di più straziante di “una donna con un bimbo in casa disperata”? Ma vogliamo far vedere, cari “professionisti” dell’Ansa, le mamme coi loro bebè in carrozzina spiaccicati in terra nelle strade di Donetsk dalle bombe dell’esercito di Kiev? Vogliamo parlare della strage nella sede dei sindacati a Odessa, dove addirittura è stata sventrata una donna incinta? Ma chi ve le scrive le “notizie”, direttamente Cappuccetto Rosso?

putin_sisiPer finire l’ennesima pagina ingloriosa dell’informazione a senso unico antirussa, l’Ansa passa ad un altro serissimo approfondimento: l’inno nazionale russo – che forse assieme a quello tedesco è il più bello del mondo – viene “storpiato” dalla banda nazionale egiziana. È un fatto rilevante? Ovviamente no, ma sottolinearlo serve a diffondere ironia e dileggio sui due presidenti in questa fase delicata nella quale l’asse Mosca-Il Cairo mette serie preoccupazioni agli occidentali della Nato.

E Putin che, malgrado le stonature, sarebbe rimasto “impassibile”? Nulla di nuovo sul fronte occidentale: non soffre forse di una “sindrome” che influisce pesantemente, in senso negativo, sulla sua capacità di emozionarsi?

Non è davvero finita qui. Ne sentiremo certamente altre, a rullo continuo, una più subdola e velenosa dell’altra perché questa è la “guerra psicologica”. Ma queste piccole annotazioni, prese in una sola giornata, danno il polso del tipo di “copertura” che in Italia s’intende dare ad un conflitto armato che potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto grave per tutti.

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