Una specie di “caso Regeni” all’ombra del Serraglio: a chi dà fastidio il “sultano” Erdogan?

di Enrico Galoppini

saviano_cannabisSarà il riflesso condizionato di uno che ha sviluppato un certo fiuto, ma quando vedo scaldarsi Manconi e Saviano per il giornalista italiano trattenuto dalle autorità turche qualcosa mi dice che dietro c’è un inghippo, o anche solo un’occasione propizia che adesso viene sfruttata (anche se alla “casualità” ci credo sempre poco).

Dove si vuole andare a parare facendo adombrare – secondo il novello oracolo d’Italia – la possibilità che i rapporti con la Turchia possano gravemente deteriorarsi? È forse, l’autore di “Gomorra”, il nostro ministro degli Esteri e non lo sapevamo? Non bastavano già i problemi che ci siano andati a creare con la Russia aderendo alle stupide sanzioni occidentali? In questi frangenti serve diplomazia (che non significa braghe abbassate), non un tuttologo che stabilisce la misura delle nostre relazioni estere. Servirebbe, più che altro, capire chi e perché va avanti e indietro in mezzo mondo, in maniera “indipendente”, per infilarsi in questioni che fondamentalmente non lo riguardano, quando a casa propria ci sarebbero un sacco di cose da rimettere a posto. Ma questo è un altro discorso…

Non si vorrà certo ignorare che svolgere inchieste giornalistiche in Turchia in zone di confine con la Siria, per non parlare di altri reporter recatisi nel Kurdistan turco e per giunta solidali col PKK o le fazioni curde siriane, possa tenere alla larga i problemi. Tutt’altro. Chi fa quel mestiere lo sa benissimo e sa a che rischi va incontro. Eppure sembra che qualcuno, al di là della macchina consolare che in questi casi è giusto si metta in moto, faccia finta di non sapere che da quelle parti non è come farsi una gita a Lampedusa.

manconi_cannabisCome ha osservato qualcuno tra i miei corrispondenti, i poteri che l’esito del recente referendum accentra sul presidente della Repubblica turco sono gli stessi che può vantare quello degli Stati Uniti d’America. Dove sta lo scandalo, dunque? Pensavo la stessa cosa ieri sera mentre sentivo la Goracci concitatissima che tutto rilevava tranne il fatto che la linea di Erdogan aveva prevalso. Di stretta misura, d’accordo, ma quando mai vengono sollevate così tante e capziose eccezioni quando qualcuno in un “paese democratico” vince col medesimo risicato scarto? Non è che questa riforma dà fastidio perché la Turchia, al di là del giudizio che si può avere sul suo (nefasto) ruolo nella “crisi siriana”, fa (anche) la “sua” politica? E come mai il Cremlino ha fatto sapere che non ha niente da ridire sulla vittoria della riforma in senso presidenziale mentre gli “alleati della Nato” sono tutti infastiditi?

Son tutti elementi, questi, che fanno pensare, sempre che non ci si voglia accodare alle prefiche della “morte della democrazia” in Turchia, già in lacrime dopo lo sventato golpe che Erdogan ha attribuito alla corrente “gulenista”. In pratica ai servizi segreti Usa.

Chiunque sa che se una potenza regionale (come potrebbe essere l’Italia se non fosse diventata uno zerbino) aspira a mantenersi tale non deve fare alcuna concessione alla “democrazia”, se con ciò s’intende di fatto l’impossibilità di fare la propria politica. Solo così si capiscono le continue lagnanze all’indirizzo del “sultano” che dalle parti di Rai3 e RaiNews24 sono diventate una specialità servita a pranzo e a cena, in alternativa a quelle sullo “zar” Putin.

Poi, intendiamoci, chi vede di mal’occhio sia il “sultano” che lo “zar” perché al mondo vorrebbe comandare solo lui non fa altro che dare un colpo qui e un colpo là, sperando che alla fine tra i due scoppi una guerra devastante, col proverbiale terzo che gode.

gabriele_liberoE stiamo anche a vedere se con questo giornalista specializzato in reportage sulla “guerra civile siriana” ed i “migranti” apprezzato dalle parti di “Internazionale” montano una specie di “caso Regeni”, in nome della mitica “libertà di stampa” che in Turchia, per carità, non ci sarà, ma che nemmeno qui in Italia mi pare goda di buona salute.

E a proposito di tromboni della politica e del giornalismo che ora fanno la voce grossa con la Turchia: qualcuno si ricorda della direttrice di Infopal, Angela Lano, quando venne messa in stato di fermo, per alcun giorni, dalle “autorità” israeliane senza che nessuno – mentre quelle le avevano sequestrato tutto – potesse contattare familiari ed avvocati? Quanti Saviani e Manconi avete visto scaldarsi quella volta?

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There is 1 comment for this article
  1. BENNATO BENNATI at 2:18 pm

    L’atteggiamento delle tv nostrali riguardo ad Erdogan dal momento del fallito golpe a tutt’oggi, è la conferma che la causa efficiente del fallito golpe stesso sta in questa parte di mondo e non altrove.

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