Chi è causa del suo mal pianga se stesso…

di Enrico Galoppini

Se è vero che un intero sistema congegnato in modo e maniera che il suo destino siano la finanza e l’economia s’è automaticamente condannato ad accettare le decisioni dei “mercati” e degli “investitori” con buona pace della categoria del politico, va detto chiaramente che a livello individuale la questione è ancora più tragica e pregna d’implicazioni.

Tutte le grida ed i ricatti sullo “spread” e i “risparmi” traggono linfa dal fatto che tutti, o quasi tutti (io no), sono diventati tanti piccoli speculatori. A furia di “investire” in “prodotti finanziari”, di una finanza fondata sull’interesse (ovvero sul denaro che genera denaro: per qualcuno soltanto, s’intende!); di cercare il modo di cavare il miglior “rendimento” per i propri gruzzoli; di trasformarsi in tanti piccoli usurai… Ecco, alla fine, ci si rende conto che ci si è costruiti con le proprie mani, alimentata dalla propria cupidigia, la gabbia dalla quale poi non si è più in grado di uscire. 

Hai voglia così di pretendere una soluzione politica: la politica, in queste condizioni, è un lusso: ma che dico, una chimera che non può esistere per la semplice ragione che ogni sua decisione andrebbe a cozzare contro i “mercati”, che se per un verso sono più che altro i “grandi investitori” per un altro sono anche tutti quanti noi, elettori illusi di andare a scegliere chi deciderà, quando in verità non si può “decidere” nulla, pena la rovina di quegli stessi elettori/speculatori.

Pertanto, l’unico vero rimedio a questa situazione malata è questo: cambiare mentalità, smetterla di pensare come un usuraio e tornare all’unica cosa che da sempre ha generato denaro e dunque ricchezza, il lavoro. Perché non sono i soldi (soldi che a causa di questo sistema “non ci sono”) a creare lavoro, bensì il contrario.

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