Pier Luigi Bassignana, Torino sotto le bombe nei rapporti inediti dell’aviazione alleata, Edizioni del Capricorno, Torino 2008

di Enrico Galoppini

torino_sotto_bombe2Se il popolo italiano non fosse ormai ridotto alla controfigura di se stesso e costretto a “ricordare” a comando solo quel che i suoi padroni e lacchè gl’impongono, un libro come quello di Pier Luigi Bassignana potrebbe figurare degnamente tra quelli permanentemente in uso presso le scuole secondarie nell’ambito delle lezioni di Storia contemporanea.

Quanto meno, nelle scuole di Torino e provincia, perché sapere cosa accadde a Torino sotto le bombe non è certo questione di dettaglio per chi vive nel capoluogo piemontese. Per di più il volume, pubblicato nel 2008 dalle Edizioni del Capricorno, riccamente illustrato e corredato da riproduzioni delle foto scattate dai ricognitori anglo-americani che passavano sulla città ancora fumante, è particolarmente interessante perché la cronaca del martirio torinese è narrata – come recita il sottotiolo – alla luce dei rapporti inediti dell’aviazione alleata, la quale cominciò i suoi massacri appena due giorni dopo l’entrata in guerra del nostro Paese, per concluderli, tra bombardamenti pesanti e mitragliamenti a bassa quota, pochi giorni prima della cessazione delle ostilità.

Questi bombardamenti – che in totale provocarono la distruzione quasi completa del centro di Torino (v. la mappa dei danni provocati all’edilizia da incursioni aeree, riprodotta alle pp. 168-169), oltre che la progressiva messa fuori uso degli stabilimenti industriali ubicati in città e appena fuori – sono la firma chiara e inequivocabile della ‘amicizia’ che i “liberatori” provavano (e provano ancora) nei nostri confronti.

Abbiamo già riferito dello scempio dell’arte italiana provocato da quelli che si sono sempre atteggiati a grandi mecenati. Anche a Torino sotto quest’aspetto fu un disastro: i danni inferti alla chiesa di San Gioacchino, investita dall’incursione del 9 dicembre 1942, sono immortalati sulla copertina del volume che qui segnaliamo.

targa_bombardamentoEppure nelle rare targhe commemorative di quelle distruzioni che non furono provocate (come qualcheduno potrebbe pensare!) dalla “furia nazifascista” non figura mai l’identità dei loro autori senza scrupoli. Come se le migliaia di morti ed il numero ancor maggiore di feriti, mutilati e nullatenenti allo sbando non meritasse alcuna menzione a futura memoria.

Non sarebbe infatti inopportuno che davanti ad ogni abitazione centrata da una bomba dell’aviazione inglese o americana venisse apposta una cosiddetta “pietra d’inciampo”, nella quale ricordare che lì, prima di essere trucidati, abitavano Tizio, Caio o Sempronio. Ma la “memoria”, si sa, è selettiva, o comunque il ‘selettore’ di questa facoltà eterodiretta da professionisti della “rieducazione” non è in mano ad italiani che hanno premura di portare all’attenzione delle giovani generazioni che, come minimo, la guerra non è una storia a senso unico, dove si scontrano da una parte l’Esercito del Bene e dall’altra il Male Assoluto.

Ma anche dalle pagine di questo libro, che pure è meritevole per la mole di documentazione apportata, sale qua e là qualche nota stonata, probabilmente dettata dall’orientamento dell’autore (che non gli contestiamo, sia chiaro, ché anche il più “imparziale” degli storici ha il suo). Il libro, infatti, venne distribuito qualche anno fa in allegato con “La Stampa”, la quale certo non brilla per imparzialità quando si tratta di certe pagine di storia italiana.

bombardate_italiaNel complesso, però, la lettura del volume, di complessive 174 pagine, è altamente consigliata, ed anzi si auspica che questo tipo di saggistica storica, invero piuttosto raro a trovarsi (se si eccettuano opere come quella di Gioannini e Massobrio, Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, Rizzoli, Milano 2007), impegni maggiormente gli storici che hanno accesso alla divulgazione presso le scolaresche ed il pubblico dei documentari televisivi, perennemente bombardato (è il caso di dirlo!) con polpettoni sui “crimini del Nazismo” come se quello fosse l’unico argomento degno d’interesse in cent’anni di storia del Novecento.

D’altra parte, evidenziare i crimini del Bene Assoluto sarebbe un autogol incomprensibile per chi idealmente (e a volte anche in linea diretta!) discende da quegli stessi squallidi personaggi che si prestavano, in mezzo ai loro concittadini, a fungere da agenti in loco, intrufolati come topi nel granaio, per segnalare gli obiettivi da colpire e, soprattutto, riferire sui danni provocati.

L’abitazione nella quale vivo venne essa stessa centrata da una bomba, ma questo non l’ho scoperto da qualche lapide commemorativa inaugurata in gran pompa dalle “istituzioni”, bensì per caso, dalla viva voce di qualcuno più anziano di me che si ricorda di una voragine nella tromba delle scale ancora presente a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta. Chissà se nelle cantine aleggia ancora il fantasma di qualcuno!

Di certo in tutta Italia aleggia la smemoratezza, dettata dal terrore di non dispiacere a chi ha praticato il terrorismo nei nostri confronti. Ma con l’aiuto di libri come quello di Pier Luigi Bassignana, ancora reperibile per chi intendesse leggerlo, si auspica che questa nazione diventi un tantino meno ignorante su questioni che, a più di settant’anni di distanza, meritano a questo punto di essere trattate con spirito di pacificazione e di verità.

 

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