Il penoso spettacolo dell'”immigrato antifascista”

di Enrico Galoppini

Quello dell’immigrato antifascista militante è davvero un fenomeno penoso ed inqualificabile, poiché abbracciando l’ideologia ufficiale del Sistema dimostra di essergli completamente subalterno, anche sotto il punto di vista intellettuale.

L’immigrato antifascista – incline cioè a vedere il “fascismo” in ogni cosa che, ideologicamente, politicamente e socialmente, non gli piace – per prima cosa non sa assolutamente nulla sul Fascismo storico (1922-1945), sulle sue realizzazioni e sul fatto che rispetto alle popolazioni colonizzate fu proprio l’Italia fascista a voltar pagina rispetto ai metodi di sfruttamento brutale ed unilaterale messi in opera dalle “Grandi democrazie” (Inghilterra e Francia in primo luogo).

Egli non sa inoltre che fu proprio il Fascismo ad ispirare numerosi leader delle varie lotte anticoloniali da un parte all’altra dell’Asia e dell’Africa. L’immigrato antifascista risponde dunque ad un riflesso condizionato, quello cioè di chi ha mandato a memoria perfettamente la “lezioncina” funzionale alla perpetuazione del vigente ordine politico ed economico liberal-democratico, nel quale lo Stato, svilito e spogliato di ogni riferimento etico e spirituale, si risolve in una macchina burocratica che invera l’ideale “contrattualistico” di Rousseau, nel quale anch’egli, individuo ormai “né carne né pesce”, va ad ingrossare le fila dei volenterosi sgherri del regime del “libero mercato” e del corrispondente tipo umano “nomade” e “sfuggente”.

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There are 2 comments for this article
  1. Roberto at 7:09 am

    Mi è capitato il caso di un “migrante” nero ( non dico lo Stato di origine che però è quello il cui passaporto ha in esergo un motto formato da tre parole che mi piace molto ) che chiede asilo in Italia , in quanto, a suoi dire, a casa sua è perseguitato perché si è espresso contro l’infibulazione.
    Come si vede , per essere da noi accolti a braccia aperte, basta seguire i tiggì nostrali ed imparare la lezione.

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