Pedofilia: un male che va oltre le periferie esistenziali

di Luca Bistolfi

Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.

Mt 18,6

Ma che bel personaggio!

Ma che bel personaggio!

Ero quasi certo che prima o poi il carteggio virtuale che più oltre trascriverò integralmente mi sarebbe tornato utile pubblicamente.

Molti lettori del Discrimine avranno avuto notizia dell’orrore che si è consumato qualche giorno a fa a Napoli: una bambina di X anni violentata e poi lanciata dall’ottavo piano e naturalmente morta, complice, pare, la “madre” (virgolette d’obbligo). A questo episodio, dicono gli inquirenti, sarebbe legato anche un altro consimile, vittima questa volta un bambino. Al di là del putridume che contraddistingue questi episodi, ciò che fa rivoltare lo stomaco agli italiani è anche l’omertà vigente in quelle nauseabonde periferie. Insomma, tutti o molti sapevano o hanno taciuto. Non so tuttavia se gli italiani, gli esseri umani in generale, provino il medesimo disgusto misto magari a una serie di pensieri non proprio cristiani destinati ai responsabili di siffatte efferatezze che qualcun altro prova in maniera natura e spontanea. Ed è questo il motivo che mi spinge a scrivere queste righe e a rispolverare il suddetto carteggio, omettendo – sempre perché non ho i soldi per gli avvocati e perché l’aria che tira puzza di fogna – riferimenti personali o a elementi terzi.

Si tratta dello scambio avvenuto tra me e la “direttora” di una rivista in rete e avente come oggetto una mia collaborazione, (non) iniziata e finita come state per leggere. (Suggerimento: tenete a portata di mano degli antiemetici).

Sandro Penna (1906-1977)

Sandro Penna (1906-1977)

Gentile [omissis],

mi spiace esser sparito d’improvviso ma ho avuto parecchi problemi di salute. Ora che ritorno a poco a poco alla vita – peraltro sono in partenza per la Romania – leggo, tra le altre cose, la recensione al libro di Sandro Penna edito da [omissis]. Orbene, è possibile che i romeni non sappiano chi fu davvero questo personaggio. La sua “grandezza” di poeta è anzitutto assai discutibile, essendovene altri assai più rilevanti e profondi nel panorama italiano novecentesco; ma ciò che urtica senza mezzi termini è lui come uomo. Egli fu, senza ombra di dubbio, un pederasta, ossia un mostro, un abominio d’uomo. Tale sconcia figura si inserisce in un più vasto quadro politico-culturale di una certa Italia, avvelenata da una sottocultura perversa e diabolica, che varrebbe la pena raccontare. La prego, se possibile, di darmi lo spazio sufficiente per controbilanciare.

È davvero spiacevole che una prestigiosissima casa editrice come [omissis] e una rivista raffinata come la Sua ospitino certi nomi.

Cordiali saluti,

Luca Bistolfi

Ecco la risposta della “direttora”:

"La madre di tutte le battaglie" dei partigiani GLBT: il "Gay Pride" a Mosca

“La madre di tutte le battaglie” dei partigiani GLBT: il “Gay Pride” a Mosca

Gentile Luca,

La ringrazio per il suo messaggio e per l’attenzione sempre desta che ha verso la nostra rivista, complimenti (graditissimi) inclusi.

Più ancora, mi auguro che i suoi problemi di salute abbiano trovato la migliore soluzione possibile.

Nel merito dei suoi rilievi circa il nostro testo su Sandro Penna, comprendo le valutazioni che la animano ma mi permetta di dissentire nel merito e – non me ne voglia – radicalmente nei toni.

Non è mai stato costume né mio né dei miei colleghi più stretti entrare nel merito delle opzioni di vita – ideologiche, etiche, religiose, politiche… – di coloro di cui la rivista si occupa, ad eccezione di quei comportamenti che fossero risultati e sanzionati come preciso reato.

Così non è nel caso di Sandro Penna, figura di assoluto rispetto nel panorama culturale italiano del Novecento. Sono totalmente d’accordo con lei: ci sono nomi di grandissima levatura in tale paesaggio e posso addirittura aggiungere che, se si tratta di preferenze personali, altri sono i miei riferimenti. Ma da qui a squalificare un autore solo per via delle sue personali scelte, mi pare che il passo sia avventato. Per non dire che passare sotto silenzio tale pubblicazione da parte di un’editrice come [omissis] sarebbe risultato giornalisticamente inaccettabile.

Per questi motivi, rimanendo sempre gradita la proposta di eventuali altri temi di intervento da parte sua, voglia accettare con la cortesia che contraddistingue i nostri rapporti il diniego della nostra rivista a pubblicare un suo testo sul conto di Penna, come da lei proposto. Abbiamo i nostri pareri in fatto di opzioni etiche personali, ma non accettiamo di farne un metro di discriminazione quando queste non si configurano come reati.

Con immutata cordialità, mille auguri a lei e buon soggiorno in Romania,

[omissis]

A quando un bel partitino come questo anche in Italia?

A quando un bel partitino come questo anche in Italia?

Gentile [omissis],

se volessi qualche cosa dal mondo, come la più parte delle persone, Le avrei risposto in maniera diplomatica, o avrei glissato. Ma visto che ho una morale ben precisa – che poi è quella che hanno moltissimi, a parte chi si è venduto al princeps huius mundi – non posso tacere lo sconcerto che mi ha suscitato la Sua risposta, cortese nei toni ma del tutto scentrata nei contenuti, indice eloquente di una qual certa attitudine. La pederastia è un reato. E quand’anche non fosse un reato, oppure quand’anche un individuo non sia stato passato sotto giudizio per simile infamia, il considerare questa porcheria una scelta personale come l’adesione a un qualsiasi circolo ricreativo o politico è immorale, per non dir di peggio. Spero si renda conto della profondissima gravità di assecondare una scelta (o una malattia?) che distrugge l’infanzia e umilia gli esseri umani, coronamento del Creato quali essi sono, e bestemmia Dio in virtù della bieca e feroce ideologia criminale del politicamente corretto, con la quale – e l’andazzo globale è facile da vedersi per chi non abbia il cuore insozzato – si stanno facendo strage e strame delle financo più minute accortezze etiche. Si vada, La prego, a leggere le testimonianze di chi è stato vittima di quegli inqualificabili individui e poi mi sappia dire, se avrà la vista per vedere e la lingua ancora per parlare. Vedo poi che Lei neppure ha il coraggio di nominare la parola “pederasta” nella Sua risposta, sostituendola con perifrasi quali “opzioni etiche personali” e simili oscenità; di sicuro Lei sarà tra le tante persone che adoperano il termine “pedofilo” in luogo di “pederasta” (e d’altra parte nella recensione compare, appunto, solo il primo termine e mai il secondo), non sapendo che sono due cose ben diverse: basterebbe aver studiato un po’ di greco così da saper bene con chi si ha a che fare. “Pederasta” contiene il sostantivo “erastes”, ossia “amante” (fisico), mentre pedofilo ha in sé un carattere assai più morbido e, per quanto (non) si possa, “innocente”. Ma non mi dilungo oltre, sarebbe inutile.

Giacomo Leopardi (1798-1837): quanto si potrebbe imparare da questo "reazionario" se solo vi fossero docenti in grado di capirlo!

Giacomo Leopardi (1798-1837): quanto si potrebbe imparare da questo “reazionario” se solo vi fossero docenti in grado di capirlo!

Ha ragione infine Leopardi quando scrive, nei Pensieri, queste immortali parole, che Le dedico con tutto il cuore: “Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi”.

Saluti,

Luca Bistolfi

Lo scambio si chiuse ovviamente qui.

Ciò che questa “signora” (virgolette ancora d’obbligo) ha scritto non è una percezione esclusivamente singolare, ma temo rifletta quella di molte, moltissime persone, le quali, per motivi che solo uno psichiatra o un esorcista potrebbe divinare, non sanno ciò che dicono. Sono gli stessi che non si sono mai scandalizzati per le dichiarazioni di un notissimo politico italiano, queste: «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione. Le donne, da questo punto di vista, sono

Una fulgida carriera...

Una fulgida carriera…

notevolmente più sensibili» (Vendola a Repubblica, 19 marzo 1985). O per quelle di un folto gruppo di altrettanto noti, studiatissimi e citatissimi intellettuali francesi, il quintetto composto da Sartre, de Beauvoir, Foucault, Jack Lang e Cohn-Bendit, i quali nel 1977 stilarono e firmarono un documento in difesa della pedofilia. (Qui troverete in contesto preciso: http://www.corriere.it/romano/10-05-07/01.spm). Per inciso, Daniel Cohn-Bendit è quell’eurodeputato francese che nel 2005 mise alla berlina Rocco Buttiglione, orchestrando – così dice la polemica – un piano per impedirgli di diventare Commissario europeo, ed è lo stesso individuo che si vantava in televisione in questi termini:  https://www.youtube.com/watch?v=wgY62XUcJvU. Sulla vicenda che lega il nome di Cohn-Bendit alla ributtante pratica, offro questi articoli, con l’invito di notare le differenze con cui certi gazzettieri mainstream porgono la notizia all’improvvido lettore generalista.

http://www.lintellettualedissidente.it/ars-disputandi/daniel-cohn-bendit-e-stato-accusato-penalmente-di-pedofilia/

http://www.lastampa.it/2013/03/16/esteri/parlo-di-sessualita-tra-adulti-e-bimbi-cohn-bendit-imbarazza-la-germania-eWDdYZLNEZuM2LnRtlUqsJ/pagina.html

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-luomo-che-vuole-sdoganare-la-pedofilia-6375.htm

Un altro "pedagogo"...

Un altro “pedagogo”…

Tutti questi nomi seguiteranno, in un modo o nell’altro, a circolare in Italia e in Europa, nelle accademie, nelle biblioteche e nelle librerie, nei parlamenti, nei giornali. Quegli stessi giornali che oggi si scandalizzano – a ragione, ovvio – per l’omertà di quella squallida periferia partenopea. Ma cosa si può pretendere da persone incolte e abituate da plurimi decenni a comportarsi in quel modo omertoso, se coloro i quali dovrebbero formare la cittadinanza (Allonsenfants de la patrie…) sono i doganieri corrotti, se non peggio, di certe turpitudini? Un ignorante del nostro condominio non percepisce la gravità satanica di quel crimine, perché a malapena sa dove ha il suo culo, quantunque ovviamente non sia in alcun modo passabile tale atteggiamento. Ma questi intellettuali, questi dotti “signori” e “signore”, questi soloni delle mutandine infanti e innocenti i quali berciano con voce infera di «opzioni di vita», che destino li attende? Che destino meritano? Conoscevo una persona, una giovane intellettuale di sinistra, che stava per scrivere una tesi su Foucault. Le feci notare il “dettaglio” del suo beniamino. Mi rispose: «Bisogna vedere il contesto». Una variazione sul tema della “direttora”.

Dio è il solo giudice, che li guardi. Noi però, noi tutti, guardiamoci da loro e dai loro seguaci. Scandalizziamoci quanto basta per la vicenda napoletana, ma sappiamo che molti sono coloro i quali asseverano queste pratiche, con le parole e con i fatti. Non sono più qui le periferie esistenziali a signoreggiare sull’innocenza, bensì le periferie dell’inferno.

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