Marcello Pamio, Il marketing della pazzia, rEvoluzione Edizioni, Orbassano (TO) 2017 (Introduzione dell’Autore)
Per gentile concessione dell’Editore, ripubblichiamo l’Introduzione (pp. 9-12) del libro di Marcello Pamio, Il marketing della pazzia. Come la psichiatria rende il mondo schiavo delle droghe, pubblicato da rEvoluzione Edizioni, di cui abbiamo già segnalato e recensito alcuni testi tra i quali due dello stesso Pamio (La fabbrica dei malati e Cancro S.p.A.)
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Lo dedico a mio figlio Francesco – come rappresentante ideale di tutti i bambini – nella speranza che possa crescere sano e libero di manifestare la propria meravigliosa e unica essenza spirituale.
Introduzione
di Marcello Pamio
«La psichiatria è il paradiso delle aziende farmaceutiche
perché le definizioni dei disturbi psichiatrici
sono vaghe e facilmente manipolabili».
Peter Gøtzsche[1]
Secondo i dati ufficiali, nel mondo occidentale le cosiddette “malattie mentali” sono una vera e propria pandemia.
L’epidemia è cresciuta in America in dimensioni ed estensione negli ultimi cinquant’anni e oggi trasforma in invalidi 850 adulti e 250 bambini ogni giorno![2]
Agli inizi degli anni Ottanta, circa un terzo degli americani aveva i requisiti per una diagnosi di disturbo mentale nell’arco della vita.
Ora sarebbero circa la metà, e in Europa stiamo raggiungendo il triste primato con un tondo 40%.
Nel 1987 negli Stati Uniti d’America un americano su 184 presentava una disabilità legata a un qualche disturbo mentale, nel 2007 tale rapporto è schizzato a uno su 77.
Tra i bambini la crescita è anche maggiore[3].
Secondo un altro studio, arrivata all’età di 32 anni il 50% della popolazione generale risponde ai requisiti per un disturbo d’ansia; più del 40% per un disturbo dell’umore; più del 30% per una dipendenza da sostanza stupefacente[4].
Nel 2012 il cdc (Centro per il Controllo delle malattie di Atlanta) ha segnalato che il 25% della popolazione americana soffre di un disturbo mentale.
Stando a un documento del gao (General Accountability Office) statunitense, pubblicato in giugno 2008, negli Stati Uniti un giovane su 16 soffre oggi di «una grave malattia mentale»[5].
Un adulto americano su cinque usa almeno un farmaco per problemi psichiatrici: l’11% di tutti gli adulti ha preso un antidepressivo nel 2010 e quasi il 4% dei bambini americani fa uso di stimolanti mentre il 4% degli adolescenti prende antidepressivi[6].
Si stima che il 10% dei bimbi statunitensi di dieci anni assuma quotidianamente stimolanti per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (adhd). Sono invece 500 mila i bimbi che assumono farmaci antipsicotici[7].
Un ragazzo di vent’anni che ottiene il sussidio di invalidità per una malattia mentale arriverà a ricevere oltre un milione di dollari nei prossimi quarant’anni: costo questo insostenibile per la società.
A giudicare da questi risultati e studi, sembra che la popolazione americana e mondiale sia completamente folle: è veramente così?
Nel 1955 erano solo 56 mila i pazienti ricoverati negli ospedali psichiatrici per un disturbo d’ansia o per uno maniaco-depressivo; oggi almeno 40 milioni soffrono di questi disturbi. Calcolando che nel 1955 la popolazione americana era di 165 milioni di individui e oggi è circa 320 milioni.
Il rapporto è veramente inquietante:
- nel 1955: una persona ogni tremila;
- nel 2017: una persona ogni otto.
In poco più di sessant’anni le disabilità psichiatriche sono aumentate del 4.000%? Che cos’è successo?
L’essere umano è sempre più ansioso, schizzato, depresso, bipolare, oppure sono gli psichiatri che hanno qualche problemino con i numeri?
L’attuale paradigma di trattamento fondato esclusivamente su psicofarmaci potrebbe aver favorito la diffusione di questa epidemia?
Simili dubbi sono più che legittimi visto che la storia dell’origine della psichiatria si interseca e si confonde con l’oscura nascita delle torture e dell’inquisizione…
La crescita esponenziale delle diagnosi di disturbi mentali è una operazione di marketing per guadagnare soldi o una strategia per il controllo delle masse? O entrambe?
Secondo la moderna psichiatria le cosiddette malattie mentali sarebbero causate da squilibri chimici nel cervello che si possono curare solo con determinati farmaci.
Nonostante tale squilibrio chimico non sia mai stato dimostrato scientificamente, la pressione che l’industria farmaceutica esercita su psichiatri e medici affinché prescrivano sempre più farmaci è fortissima e altamente sofisticata.
L’intento di questo lavoro è bipolare – per usare un termine molto amato dagli psichiatri: la prima parte è dedicata a fare chiarezza sul perverso e diabolico meccanismo in grado di creare centinaia di milioni di malati mentali ogni anno, tra cui purtroppo moltissimi bambini; la seconda parte invece cerca di fornire soluzioni concrete per comprendere realmente il vero significato della malattia per cercare di risolverla nel miglior modo possibile, quando fosse possibile.
NOTE
[1] Peter Gøtzsche, laureato in medicina e in chimica, è co-fondatore del Cochrane Collaboration nel 1993, e Direttore del Cochrane Methodology Review Group.
[2] R. Whitaker, Indagine su un’epidemia, Giovanni Fioriti editore, 2013.
[3] M. Angell, Why There Is an Epidemic of Mental Illness?, The New York Review of Books, 2010.
[4]Moffitt et al. 2010.
[5] R. Whitaker, Indagine su un’epidemia, op. cit.
[6] A. Frances, Primo, non curare chi è normale, Bollati Boringhieri, 2013 Torino.
[7]M. Angell, Why There Is an Epidemic of Mental Illness?, op. cit.
Premetto, non sono laureato in medicina e in chimica, tuttavia una risposta per quanto semplice posso scarabocchiarla.
Non sarà forse dovuto all’esponenziale, per non dire quasi totale perdita della fede in Dio?
Agli squilibrati mentali mentali veri e propri, vanno aggiunti gli psicolabili, masse intere, oggigiorno, di persone , manipolabili e di fatto manipolate da correnti psichiche, sempre più dissolventi, a mezzo di carta stampata, telegiornali, “speciali” tv e quant’altro , assolutamente ignare del ” burattinaio ” , che sta dietro alla loro manipolazione.