Il primo capitano transgender: così l’Occidente “fa la guerra” all’ISIS?
di Enrico Galoppini
Il sig. Winterbourne è un inglese, che di mestiere fa il militare.
In missione in Afghanistan (quindi non a Las Vegas o a Copacabana) “si scopre donna”.
E che fa? Scopre il suo lato “gentile”? Rinuncia al “mestiere delle armi”?
Macché, tanto più che ora l’esercito è aperto anche alle donne. E… anche a chi cambia sesso!
Ma trattandosi d’un capitano, “il primo ufficiale transgender” dell’esercito di Sua Maestà, i suoi sottoposti ed i suoi colleghi si renderanno sempre conto di essere davanti ad un uomo – benché “operato” – travestito da donna-soldato?
È con questi ‘capolavori’ – sempre che non si tratti di una bufala – che l’Occidente “dichiara guerra all’ISIS”???
Se i talebani avessero il loro Charlie Hebdo, questo potrebbe essere un ottimo spunto per vignette da far sbellicare dalle risate tutti i “jihadisti” del mondo.
E quale trattamento gli/le dovrebbero riservare, i suddetti “maschilisti”, qualora prendessero prigioniero/a il/la capitano/a? E qualora Hannah riuscisse a persuadere il Mullah Omar e il Califfo al-Baghdadi che la devono considerare una donna a tutti gli effetti, la tratterebbero da quello che è, cioè un uomo?
Oppure coglieranno la palla al balzo, si faranno “moderni” per una volta, e la inseriranno nel loro harem? Ma le imporranno il burqa o, in via del tutto eccezionale, acconsentiranno all’uso della minigonna?
Scherzi a parte, a proposito di “scontro di civiltà”, è proprio grazie a casi estremi come questo che ci si rende conto di come sulla punta delle baionette occidentali arrivino, nel mondo islamico, messaggi che quest’ultimo non può accettare in alcun modo.