La radice del problema è la finanza

di Francesco Lamendola

orban_russiaPovero Viktor Orban, col suo patetico muro, che non è nemmeno un muro, e che già l’universo mondo politicamente corretto ha bollato come il muro della vergogna e dell’infamia (assai meno si parla del muro di Israele contro i Palestinesi: quello non è politicamente scorretto): passano sotto i reticolati, spingono, urlano, pregano, implorano, bestemmiano, e alla fine lo superano.

Povero Matteo Salvini, con le sue frasi ad effetto, i suoi atteggiamenti da uomo duro, i suoi ritornelli accalappia voti: dal Vaticano fino a Sinistra, Ecologia e Libertà, sono tutti d’accordo di sparare su di lui: il cinico, il razzista, il cattivo, il reazionario, l’ottuso, l’antimoderno, il nostalgico dell’autarchia di mussoliniana memoria, il bersaglio preferito dei comici progressisti e buonisti.

E povero cittadino comune, ungherese o italiano, greco o francese, tedesco o svedese: nessuno gli ha domandato cosa ne pensa, gli hanno cambiato la vita senza che neppure se ne rendesse conto, come si sfila la sedia da sotto il sedere di un bonaccione un po’ addormentato, un po’ sventato, e poi ci si fa quattro risate allorché questi si rende conto di essere seduto sul nulla, e annaspa.

Gli hanno tolto la sovranità e gli hanno imposto l’accoglienza indiscriminata di milioni di stranieri: così non è più padrone né dei suoi risparmi, né della sua città, del suo quartiere, della sua casa. È rimasto lì, come un allocco, con quattro pezzi di carta in mano che rappresentano la sua vita di lavoro, ma che forse non valgono più nulla; e con una casa, un quartiere, una città che gli son cambiati sotto gli occhi nello spazio di pochi anni e ormai è come se vivesse al Cairo o a Baghdad.

raspailIntanto, il suo vicino di casa si è appena sposato: con un altro uomo. A scuola, i suoi figli e i suoi nipoti apprendono, dalla maestra, con tanto di filmini e di “schede didattiche”, che non esistono due sessi, ma cinque orientamenti sessuali; e che l’amore omosessuale è la cosa più normale che ci sia, e che il relativo matrimonio, con tanto di figli adottivi, è  il sacrosanto diritto che logicamente ne deriva; e che, a parlare in altro modo, si rischia la denuncia, la multa e, forse, il carcere.

Eppure, sia la questione dei cosiddetti migranti, sia quella relativa alla istituzionalizzazione dell’omosessualità, altro non sono che due aspetti collaterali di un problema molto più ampio, molto più profondo, che parte da lontano: ed è proprio la miseria intellettuale e la carenza culturale dei nostri governanti, per non parlare dei sedicenti intellettuali (i peggiori di tutti: i più servi, i più faziosi, i più venalmente interessati a propagandare la menzogna) a far sì che le singole questioni appaiano slegate l’una dall’altra, e le si affronti (o non affronti) come se fossero capitoli distinti.

In principio c’era la finanza: una finanza sempre più vorace, che è cresciuta e che continua a crescere in progressione esponenziale, irresistibile, geometrica: è essa la madre di tutti i problemi nei quali ci stiano dibattendo, dalle migrazioni dei popoli al dilagare del relativismo etico, dal buonismo a senso unico allo sfaldamento della famiglia, dell’amicizia, del tessuto sociale. Sono tutti effetti dello strapotere della finanza: effetti in gran parte voluti e scientificamente pilotati; in qualche caso, però, non voluti né previsti, ma egualmente inevitabili.

banchieriLa finanza moderna ha un luogo e una data di nascita: Londra, 1694: fondazione della Banca d’Inghilterra. A partire da quel momento tutti i meccanismi della modernità sono stati organizzati e orientati secondo gli interessi della finanza, ossia dell’economia speculativa, e non più della produzione, del lavoro, dell’economia reale. A partire da quella data, il banchiere ha preso gradualmente il controllo di tutte le società, di tutti gli stati, di tutte le economie, e ha imposto i suoi uomini, le sue regole, le sue logiche (perverse). Tutto è stato subordinato ad essa, tutto è stato pensato, fatto e disfatto in funzione di essa: guerre e rivoluzioni, crisi economiche e scoperte scientifiche, innovazioni tecnologiche e movimenti culturali, artistici, letterari, filosofici. Lo sport, la danza, la televisione, l’università, l’impresa, le pensioni, l’ecologia (o la sua negazione), il risparmio, la catena di montaggio, i romanzi, la bioingegneria: tutto è stato piegato ai suoi voleri.

Non solo: la finanza, padrona dell’informazione e dell’istruzione, ha squalificato ogni critica nei suoi confronti con il marchio d’infamia della schizofrenia, della paranoia, del complottismo. Ogni voce realmente critica è stata spenta, ridotta al silenzio (nel modo più semplice: negandole l’accesso ai grandi mezzi di comunicazione); screditata con la tecnica di mescolarla con delle teorie francamente balzane; ridicolizzata sistematicamente. Chi parla della finanza mondiale e della sua dittatura, chi parla del gruppo Bilderberg o della Commissione Trilaterale, subito viene zittito rinfacciandogli la credenza nelle scie chimiche o nelle basi aliene sotterranee. Nessun analista, nessuno studioso serio osa più avanzare critiche globali alla finanza, per timore del ridicolo che lo escluderebbe per sempre dai salotti televisivi, dalla stampa e dalle grandi case editrici, per non parlare delle cattedre universitarie e delle poltrone delle grandi istituzioni scientifiche.

Così, ci si perde nei dettagli, nelle diatribe sui singoli problemi: e non si coglie la loro profonda, intima connessione. Ci si divide fra buonisti e insensibili, fra progressisti e retrogradi, fra laici e oscurantisti: si litiga, ci si accapiglia per delle questioni di principio; e intanto ci viene sottratta la sovranità monetaria, poi la sovranità tout-court, infine la capacitò di decidere il nostro futuro. Ci viene imposta un’Europa che è diventata un’Eurabia: con tutto rispetto per gli Arabi. E ci viene imposto un omosessualismo che scardina dalle fondamenta il senso stesso della famiglia umana: con tutto rispetto per gli omosessuali. Si cambiano le regole, si cambiano i valori, silenziosamente; o, meglio ancora, i poteri forti pretendono che si prenda atto del cambiamento, anche se nessuno è stato coinvolto, interpellato, ascoltato.

maiali_politiciI nostri politici illuminati ed accoglienti ripetono al comune cittadino che deve essere ospitale, che deve fare spazio a qualche altro milione d’immigrati: tanto, loro non hanno idea di che cosa voglia dire vivere in un quartiere degradato, in una città degradata, pieni di spacciatori e prostitute, terrorizzati dalla piccola criminalità, sempre più feroce e incontrollabile. Nelle loro belle ville, nei loro palazzi con tanto di camerieri, cuochi e giardinieri, né i ministri, né i monsignori che predicano l’accoglienza e che rimproverano la durezza di cuore dei loro concittadini, devono mai fare i conti con la sporcizia, l’insicurezza, la paura. Non sono problemi loro: a loro incombe solamente l’onere di fare dei bei discorsi, di catechizzare con le tele-prediche.

Il lavoro scarseggia, e scarseggerà sempre di più: ma che importa? L’importante è che la finanza aumenti i suoi profitti. I giovani non trovano sbocchi, non hanno prospettive: ma che importa? I figli dei ministri e i nipoti dei monsignori se ne vanno all’estero e si costruiscono carriere prestigiose e strapagate. Il numero dei disoccupati e dei piccoli imprenditori rovinati dalle tasse continua ad aumentare, e così la percentuale di coloro che si tolgono la vita per la disperazione: ma che importa? L’importante è preoccuparsi per gli stranieri, per i migranti, per gli invasori: sono loro i più deboli, è loro che bisogna aiutare, è per loro che bisogna stringersi. Dei nostri poveri, chi se ne frega? Né i politici, né i monsignori, si sono mai dati tanta pena per essi: ci penserà la Provvidenza; siamo o non siamo tutti figli del buon Dio?

Intanto si distruggono le ultime foreste, si surriscaldano ulteriormente le nostre città, si immettono nell’atmosfera quantità industriali di sostanze chimiche di scarico; si rovesciano sui campi di grano, sui vigneti, sui frutteti, milioni di tonnellate di veleni, per la gioia della nostra salute e della nostra speranza di vita; si manipola il Dna delle creature viventi, si clonano gli animali, si mescolano geni di specie animali e vegetali, si progettano chimere, mostri e superuomini; si fecondano donne con il seme di mariti e amanti deceduti, si trasformano chirurgicamente donne in uomini e uomini in donne, si immolano decine di milioni di animali per vedere in quanto tempo impazziscono o quanta porzione di cervello bisogna asportare loro perché, finalmente, muoiano: e tutti questo in nome della scienza e del progresso, cioè del Bene.

E guai ad avanzare dubbi, guai a non mostrarsi entusiasti di simili, esaltanti prospettive: si rischia la scomunica e la condanna inappellabile: la condanna al silenzio. Nella società della comunicazione esasperata e compulsiva, chi non va in televisione, chi non firma i pezzi sui maggiori quotidiani, è come se fosse morto. Preferirebbe essere morto, anzi, piuttosto che subire un simile destino. Perché questo è diventato il nostro punto debole, il nostro tallone d’Achille: la vanità. Più ancora che il denaro, è il successo l’arma che ci minaccia costantemente: e noi subiamo il ricatto.

The-BankstersLa radice del problema è la finanza, ma la finanza è matematica, è una cosa complicata; e, come se non bastasse, è una cosa che sembra lontana e inafferrabile, è ovunque e in nessun posto: e, come tutte le cose misteriose ed elusive, sembra infine che non sia, che non possa rappresentare un gran pericolo per noi. Un leone affamato che ci viene incontro ruggendo, è pericoloso; un caro armato che avanza sui cingoli, con il cannone spianato; un aereo da bombardamento che sgancia il suo rosario di morte, queste sono cose pericolose: ma la finanza? Che cosa abbiamo da spartire, noi, comuni mortali, con la finanza? Noi, che abbiamo solo una modesta casa e qualche euro di risparmio in banca? Noi, che ci riteniamo già straricchi se possiamo concederci una vacanza di otto giorni, invece che di quattro; che ci sembra di dilapidare i soldi, se ci decidiamo ad acquistare una nuova automobile, dopo aver speso un sacco di soldi per far riparare la vecchia: in che modo possiamo essere minacciati dalla finanza, noi moscerini, noi lillipuziani?

Eppure la finanza è un mostro che non disprezza e non trascura nulla, neppure i moscerini e i lillipuziani. Ogni euro di risparmio, ogni casetta lasciata in eredità dai genitori ai figli dopo una vita di lavoro, ogni singolo scontrino fiscale rilasciato dal barbiere, dal panettiere, dal calzolaio: tutto va bene, tutto fa brodo, tutto concorre alla sua crescita smisurata, ai suoi appetiti cannibaleschi, ai suoi pasti pantagruelici. Non spreca nulla, non butta via nulla, lei: perfino i soldi del racket, persino i proventi della droga, tutto è calcolato, tutto è incanalato nel gigantesco imbuto che porta verso il collettore mondiale; come da mille e mille fiumi e torrenti, i salari e le pensioni di sette miliardi di persone concorrono alla ricchezza inconcepibile di poche centinaia.

La finanza sembra innocua: non la si vede, non è opprimente, non è invasiva; vive e ci lascia vivere; in fondo, è buona, o, almeno, la si può considerare umana. O no? Sì, è vero: controlla la pubblicità e le bollette, i governi e le grandi organizzazioni sovranazionali; mette al posto giusto i suoi uomini, sulle poltrone più alte, nelle posizioni più importanti; ma insomma, bisogna pur fidarsi un poco, non si può mica vivere nella cultura del sospetto. Non bisogna pensare troppo male della finanza: che cosa sarebbe di noi, senza di lei? Chi finanzierebbe le campagne contro la fame nel mondo? Chi finanzierebbe le ricerche contro il cancro? E chi finanzierebbe le fondazioni culturali, che ci permettono di ascoltare a viva voce la conferenza del pensatore o del sociologo o dell’autore di best-seller di turno?

Via, bisogna pure ammetterlo: siamo fortunati che la finanza c’è. È la finanza che sovvenziona gli studi, i sondaggi, le ricerche, le previsioni, le inchieste; che colma i deficit di bilancio delle fondazioni private e delle università statali; che promuove i Rotary, che dà smalto al sapere. Non bisogna vedere tutto nero, non bisogna gridare sempre al lupo; non si deve fare del terrorismo psicologico. Avremo pure il diritto di vivere in santa pace e di dormire sonni tranquilli.

europigsNel frattempo, l’Europa è diventata l’Eurabia; la famiglia è diventata la convivenza di due omosessuali; la ricerca scientifica è diventata la fabbricazione di mostri viventi; la chiesa, una società per azioni che predica bene e razzola male; e la filosofia… è diventata il regno di tutte le fumisterie, di tutte le astruserie, di tutte le farneticazioni possibili. Oh, ma con criterio, secondo una precisa tabella di marcia e uno scopo ben definito: la distruzione capillare, sistematica, implacabile, di ogni residuo di logica e di buon senso, di ogni parvenza di liberi arbitrio. Un mare di chiacchiere nel cui apparente disordine c’è una finalità ben precisa e chiarissima (per chi la vuol vedere): l’instaurazione del relativismo assoluto, sotto le cui bandiere chiunque potrà proclamare, senza timore di contraddittorio, che il nero è bianco e che il bianco è nero; che il bello è brutto e il brutto, bello; che il vero è falso e il falso, invece, verissimo.

Come se ne esce?

In primo luogo, con la consapevolezza.

In secondo luogo, adottando uno stile di vita coerente con la rinnovata consapevolezza.

La finanza è un mostro fatto di aria: se le persone smettono di alimentarla con i loro stili di vita sbagliati e distruttivi, essa si esaurisce e muore.

O forse non ne usciremo affatto: bisogna pur essere realisti. Ciò non significa che non si debba lottare; sarebbe troppo comodo. Accarezzerebbe troppo la nostra pigrizia, la nostra mollezza. Perché il potere finanziario ci ha rammolliti, oltre che incretiniti. Una ragione in più per ridestarsi…

Fonte: “Il Corriere delle Regioni” (per gentile concessione dell’Autore)

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There are 8 comments for this article
  1. Andrea Pellis at 10:33 am

    La finanza? LA FINANZA???? E gli statiladri? Nessuna responsabilità? E le loro organizzazioni sovranazionali (tipo l’UrsE)? Anche loro nessuna responsabilità? La finanza spadroneggia perchè agli statiladri va benissimo che spadroneggi, finchè paga la compravendita di voti su cui si basa la democrazia totalitaria. La radice del problema sono gli statiladri (socialisti) e la legge positiva su cui poggiano. La finanza è solo una conseguenza.

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  3. il discrimine Author at 6:53 am

    Per Andrea Pellis: L’Autore a nostro modesto avviso ha colto nel segno. Nel senso che il dominio della finanza – quella per intenderci che controlla l’emissione della moneta, la presta ad usura in primis agli Stati e, di conseguenza, ha in mano la loro economia determinandone, tra le altre cose, la spesa pubblica e la fiscalità – si è potuto incistare nelle nostre comunità solo ed esclusivamente grazie alla democrazia. La quale democrazia, eliminando i re a partire dalla Rivoluzione francese, si mantiene col teatrino dei parlamenti e dei partiti, messi su apposta per rendere “legale” ciò che in realtà è un continuo favore ai potentati finanziari.

    • Andrea Pellis at 12:39 pm

      Grazie per la precisazione, ma dall’articolo questo non traspare per nulla, anzi sembra la solita tirata contro la finanza brutta&cattiva che tira il collo ai poveri stati che ci vogliono tanto bene. Peccato che le leggi che hanno permesso alla finanza brutta&cattiva di renderci praticamente schiavi le abbiano promulgate gli statiladri, democrazie e non. In altre parole, la finanza brutta&cattiva si è incistata perchè ha trovato qualcosa su cui incistarsi. Che poi, brutta&cattiva perchè? La finanza esiste per fare utili, ed è esattamente quello che fa.
      Non credo che il problema sia la forma dello stato, quanto l’esistenza dello stato stesso, essendo esso null’altro che l’ennesima iterazione del problema di sempre, cioè il dominio dell’uomo sull’uomo. Questa ad oggi è stata la forma più efficace di totalitarismo, perchè appunto si è basata sulla democrazia e sulla legge positiva. Infatti sta facendo i danni peggiori. Credo quindi che sarebbe auspicabile discutere di come superare una volta per tutte i problemi di fondo (gli stati e la legge positiva), invece di prendersela con chi non fa altro che perseguire la ragione della propria esistenza. Per questo trovo l’articolo quantomeno fuorviante.

  4. Liaeo at 7:52 pm

    Il potere si fonda sul denaro. Tutto gira intorno al denaro che paradossalmente vale solo nella misura in cui la gente gli attribuisce valore.
    L’autore ha espresso una eccellente analisi. Se avesse ricordato Bretton Woods, la nascita del FMI e della Banca Mondiale, il 1971 (Nixon e la fine della scambiabilita’ dei dollari con l’oro) e la finanza creativa degli anni ’90, forse sarebbe stato piu’ preciso ma anche piu’ prolisso. Certo, e’ proprio grazie alle riforme reaganiane e thatcheriane di quegli anni che le borse sono divenute definitivamente dei veri e propri casino per gonzi (i privati clienti) e furbi. In tale ambito, gli “statiladri” sono solo organizzazioni di potere nelle mani di chi gestisce il denaro. Una volta si chiamavano plutocrati.

    • Andrea Pellis at 9:09 am

      “Tutto gira intorno al denaro che paradossalmente vale solo nella misura in cui la gente gli attribuisce valore”. Magari fosse così! In realtà siamo COSTRETTI con la forza ad attribuire valore alla cartastraccia. Costretti da chi? Ma guarda, dagli statiladri.
      Davvero non capisco questa difesa della radice di ogni male…

  5. Giovanni at 1:28 pm

    Bell’articolo, ispirato.

    Ma, purtroppo per noi, s’è perso un passaggio.

    Alla fine parla di relativismo e dice:

    ‘Un mare di chiacchiere nel cui apparente disordine c’è una finalità ben precisa e chiarissima (per chi la vuol vedere): l’instaurazione del relativismo assoluto, sotto le cui bandiere chiunque potrà proclamare, senza timore di contraddittorio, che il nero è bianco e che il bianco è nero; che il bello è brutto e il brutto, bello; che il vero è falso e il falso, invece, verissimo.’

    Ma si è scordato di dire il più e il meglio, ovvero che chi dirà che ‘il vero è vero e il falso falso’ sarà perseguitato e poi ucciso. Il che è uno dei temi centrali delle narrazioni apocalittiche. I testimoni della verità che verranno divisi a metà dall’anticristo dalla cima della testa al deretano.

    La maschera del relativismo sta venendo meno e inizia già a mostrarsi chiaramente il compimento ultimo del regno anticristico: la dittatura dell’errore e del falso.

    Non poter più chiamare le cose con il proprio nome appunto, il bianco bianco e il nero nero.

    Ovvero rinunciare alla prerogativa peculiare dell’Uomo, che lo rende perfino superiore agli angeli, e cioè quella di conoscere e chiamare le cose con il proprio nome:

    Il giorno che {Allah} decise di crearlo {l’essere umano}, comunicò questa Sua decisione agli angeli. Essi dissero: “Vuoi forse creare chi porterà la corruzione e spargerà il sangue sulla terra?”. {Allah} disse: “In verità, Io so ciò che voi non sapete. Insegnò ad Adamo tutti i nomi. Quindi chiese agli angeli: “Ditemi ora i loro nomi”. Dissero: “Non v’è sapere in noi all’infuori di ciò che Tu Stesso ci hai insegnato”. Egli disse ad Adamo: “O Adamo, informali dei nomi di queste {cose}”; quando {Adamo} li mise al corrente dei nomi di quelle {cose}, Allah disse agli angeli: “Non vi avevo forse detto che Io conosco l’arcano dei cieli e della terra, ciò che voi manifestate e ciò che tenevate nascosto?” (Sura al-Baqara, La Giovenca 2:31-33).’

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