A proposito di “muri”: Israele sì, Ungheria no

di Eresiarca

Viktor-OrbanVorrei capire se esiste una spiegazione diversa dalla malafede per spiegarsi l’atteggiamento assolutamente critico, oltre il limite dell’ingiuria, di tutta la sedicente “stampa democratica” che trova “scandalosa”, “ingiusta” e “disumana” la barriera protettiva che il governo ungherese sta erigendo sul suo confine con la Serbia.

L’Ungheria, da quando si è data un primo ministro finalmente attento alle esigenze degli ungheresi, è finita nel mirino di tutti i professionisti della disinformazione belante e additante contro il “fascista” di turno, “indegno” e meritevole perciò di essere isolato e poi rovesciato da una “rivoluzione colorata” made in Nato.

Questo variegato circo di mezze calzette che ripete i motivi messi in circolazione dalle centrali che fabbricano le “notizie” e le “opinioni” è talmente imbevuto della stessa propaganda che deve diffondere da non porsi la minima domanda sul perché Orban riscuota un notevole consenso nel suo paese. Un consenso chimerico per qualsiasi “governante” della cosiddetta “Europa buona”. Quella, cioè, che “accoglie” perché ha un cuore grande così.

Eppure ci vuol poco a capire l’elevato indice di gradimento incassato dal governo di una nazione etnicamente tra le più coese d’Europa (terribile “colpa”!) e per giunta cattolica. Cattolica seria, non alla “Papa Francesco” e gregge belante al seguito, quindi attenta a coniugare nazione e fede.

Sul sito Comendonchisciotte.org, un commentatore che si firma “Mincuo” ha sciorinato un po’ di verità al riguardo, che nessun gazzettiere nostrano oserà mai riferire ai suoi lettori impressionabili.

Ma non c’è niente da fare. Puoi anche far navigare i tuoi connazionali nell’oro zecchino, ma se vai contro i diktat del pensiero “moralmente corretto” ti meriti solo insulti.

Ma va bene così: la “democrazia” si rivela per quella mistificazione ben individuata ai suoi albori da spiriti lungimiranti che una certa “cultura” imbevuta di “mito del progresso” ha subitamente tacciato di “reazionarismo”.

L’Ungheria è “fuori dalla storia”, tuonano questi campioni dello storicismo, per il quale Dio, o meglio la volontà divina, si esprime nel divenire storico, che interpretato da esegeti con tanto di “patente” esprimerebbe chiaramente una Volontà Superiore di far estinguere tutti quanti nel meticciato globale e nell’indistinzione pansessuale.

Sarà, ma l’Ungheria, intanto, si tira su il suo muro, alla faccia di questi profeti da strapazzo.

muroisraeleIncoerenti come pochi, perché mentre indirizzano le loro stridule contumelie all’Ungheria non osano balbettare la minima obiezione alla costruzione del nuovo muro sionista sul confine giordano, che andrà a congiungersi con quello già presente sul Golan (occupato) e che s’integrerà con tutto quell’orwelliano sistema di muri, reticolati e check point in Cisgiordania che i filo-palestinesi hanno definito, correttamente, “muro dell’apartheid”.

Ma quello, per le cancellerie europee dalla lacrima a comando, è una “barriera di separazione”: “Israele” ha il “diritto di esistere”, mica quegli stronzi degli ungheresi!

Noblesse oblige: “Israele” ha dalla sua migliaia e migliaia di anni di “storia” (inventata a tavolino), i “profeti biblici” (con ogni probabilità nient’affatto “ebrei” bensì “monoteisti puri”) e un “credito morale” derivante dalle “persecuzioni” subite in ogni tempo e luogo (una cosa sulla quale, ammesso che sia vera, nessun lacrimevole “intellettuale” s’è mai interrogato). Cosa può mettere l’Ungheria sull’altro piatto della bilancia? Attila “il barbaro”? La “rivolta di Budapest”? La mitica nazionale di calcio di Hidegkuti e Puskás?

A coronamento del tutto, “Israele” cova un sordido rancore verso gli ungheresi, i quali sarebbero responsabili della deportazione e dello sterminio di centinaia di migliaia di ebrei (e tanti saluti se esiste una storiografia che riconduce la storia, questa famosa storia-dio, dalla “teologia” alla scienza dei fatti! Cfr. C. Mattogno, La deportazione degli ebrei ungheresi del maggio-luglio 1944. Un bilancio provvisorio, Effepi, Genova 2007).

fosforobianco1Con un divario così incolmabile, dove a concorrere all’indiscutibile superiorità morale degli “ebrei” rispetto agli ungheresi, anche quando compiono la medesima “spregevole” azione (l’erezione di un “muro” contro i “migranti”), non è chiaro poi a quali offese, o azioni sovversive vere e proprie, giungerebbe l’armata del Bene occidentale se il governo magiaro costringesse una sua regione nelle medesime indescrivibili ed indecenti condizioni della Striscia di Gaza.

Orban, se ostacola la “marea umana”, i “migranti” che bussano alle porte della “fortezza Europa” e fuggono dalla “guerra” (una specie di “dea” cinica e capricciosa che si manifesta senza che alcuni uomini, e non altri, ne portino la responsabilità!), diventa automaticamente un “mostro”. Con Netanjahu, Olmert, Barak, Peres e Tzipi Livni e sionisteria varia sono solo e sempre baci e abbracci. E se emerge qualche critica, va espressa con le dovute cautele, con estremo tatto, attenti a non urtare le “sacrosante ragioni” della Lobby. Son sempre critiche di “amici”, “a fin di bene”: e alla fine l’Europa, quella che deve “accogliere” e ostracizzare Orban si mette la mano al portafoglio (indebitandosi… con le loro banche, quelle cioè che controllano i “media”) per la “ricostruzione” di Gaza o altra valle di lacrime.

Fino a prova contraria, gli Ungheresi non hanno rubato la terra a nessuno, ché son sulla pianura pannonica da oltre mille anni. Né hanno ammazzato nessuno accampando chissà quale “diritto divino”. Vogliono solo vivere in sicurezza entro i loro confini, e questo è un supremo “delitto”.

Ma quando “Israele”, costruito su un mare di atrocità e sofferenze, afferma di tenere più di ogni altra cosa alla sua “sicurezza”, è senz’altro degno d’attenzione e di rispetto…

Ma siamo impazziti oppure c’è, in questa lampante schizofrenia, una  malafede abissale?

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