Effetti della “crisi”: il menù etico del “mondo nuovo” che verrà
di Enrico Galoppini
Da quando le élite che governano l’Occidente ci hanno propinato questa “crisi”, nulla è stato lasciato al caso. Per ogni ambito della vita umana è stato indicato, attraverso i media e la “cultura”, a quali pratiche “virtuose” questo “uomo nuovo” che uscirà dalla “crisi” dovrà – per forza o per amore – adeguarsi per poter vantare un ‘diritto di cittadinanza’ nel “mondo nuovo” prossimo venturo.
Questo “uomo nuovo” pagherà tutto con bancomat, carte di credito e denaro elettronico, per essere sempre “tracciato”. Sarà completamente “tollerante” e “aperto”: non vi sarà quindi posto per “omofobi” e “razzisti”, che tutt’al più saranno utilizzati come schiavi, assieme a quegli altri pazzi che si ostineranno a pretendere l’utilizzo del denaro contante.
L’“uomo nuovo” adotterà nuovi “stili di vita”, all’insegna del “salutismo” e della “tutela dell’ambiente”. Con la nuova religione di Gaia, infatti, s’imporrà a tutti il “culto della Natura”, e chi verrà beccato a non fare la raccolta differenziata sarà immediatamente spedito ai lavori forzati in qualche discarica.
La “crisi” – negli intenti di chi l’ha provocata – dovrà forzatamente cambiare tutti “in meglio”. Variante, questa, della credenza incrollabile nel Progresso e nella Palingenesi finale che questo dovrà produrre: il Paradiso in terra nel quale l’Uomo scoprirà che Dio non esiste, essendo lui stesso Dio.
Ma chi vorrà superare indenne l’attuale fase di “tribolazione” si dovrà imporre una particolare “etica” totalitaria. Quella gradita alle suddette élite, s’intende.
Siccome nulla viene lasciato al caso, il catastrofismo ambientalista dovrà produrre un’epocale revisione delle nostre abitudini alimentari. Le quali, quando non sono palesemente sbagliate (perlopiù a causa dell’adozione di modelli all’insegna del “cibo spazzatura”), contribuiscono a formare quella che è la cultura di una nazione. Dunque, la buona tavola del “mondo nuovo” sarà essenzialmente “etica”, pertanto, dopo la fase vegetariana e/o vegana, per quelli che proprio si ostineranno a voler mangiare – anche moderatamente – carne o pesce s’imporrà un drastico “cambiamento di paradigma”: dalla fettina alla locusta; dalla cotoletta di pollo alla larva ripiena; dalla frittura di pesce allo scarafaggio ben dorato in padella!
L’insetto ed il verme, da esseri fondamentalmente ripugnanti per noi europei sprofondati nella “crisi”, attraverso una serie di condizionamenti a martello sostenuti dall’onnipresente “scienza”, faranno la loro orripilante comparsa nei nostri menù.
E se lo dice il Belgio, e per giunta nella rassicurante cornice di “Expo”, di che cosa dobbiamo aver paura?
Così, tra un paté di larve e una frittata di simpatici animaletti a sei zampe, qualcuno, memore delle crocchette di pollo e del roast beaf, potrebbe abbandonarsi a qualche gesto inconsulto d’insubordinazione, che subitamente verrà represso dalla Psicopolizia preposta ad intervenire spietatamente per sedare ogni tentativo, “immorale” ed “antistorico”, di ripristinare una dieta più consona alla nostra costituzione di esseri umani che vivono su una terra che può dare qualcosa di meglio di un ragù di bacherozzoli con cui condire una pasta di farina di camole.
Di fronte a simili provocazioni, se non veri e propri insulti, l’unica cosa sensata che si può dire a chi, tra un caviale e l’altro, predica la virtù culinaria a chi già stringe la cinghia, mi sembra questa: mangiatevele voi queste schifezze!
Salve Enrico. Su questo suo articolo non sono completamente d’accordo. Ridurre il vegetarianesimo e il veganesimo a sovrastrutture del sistema capitalista mi sembra eccessivo. Anzi.. mi sembra fuori luogo. L’uso della carne nelle diete globali è un imperativo per gli interessi delle potentissime multinazionali agroalimentari . E nessun vegetariano e tantomeno nessun vegano mangerebbero, inoltre, né insetti o larve, in quanto appartenenti al regno animale. Inoltre, secondo dissenso, è vero che la green economy è l’espressione di un capitalismo “buono” supportato dall’ambientalismo ufficiale di sistema che denuncia catastrofi ambientali (prodotti da esso stesso) per porvi rimedio, ma solo in quanto sono nuove forme di ambito di profitto. Le catastrofi ambientali esistono per davvero. Il problema è non farle “risolvere” a quello stesso sistema che le ha prodotte. E che crea pure la geoingegneria..