Due note su “Allâhu akbar”

di Enrico Galoppini

Bene, spieghiamo due cose.
L’Arabo, come le altre lingue semitiche, ha la caratteristica di avere quasi tutte le parole derivanti da una radice triconsonantica. Quella K-B-R veicola l’idea di grandezza.
KaBuRa = essere o diventare grande
KaBBaRa = ingrandire
istaKBaRa = sentirsi grande (in senso figurato, negativo).
KaBîR = grande (pl. KiBâR, inteso anche come “adulti”).
muKaBBiR = che ingrandisce (da cui anche “amplificatore” se si aggiunge la parola “suono”).

Detto questo, poiché la disposizione delle vocali, brevi o lunghe, più altre eventuali consonanti, dà la forma della parola e dunque il suo significato preciso rispetto al senso generale veicolato dalla radice, la parola aKBaR, che è ricalcata sulla forma in uso per l’elativo, utilizzata per rendere sia il comparativo di maggioranza che il superlativo relativo, significa letteralmente “più grande”. La si potrà utilizzare, come detto, per dire per esempio che il tale è più grande di un altro (servirà allora la preposizione “min” che precede il secondo termine di paragone), oppure per esprimere, previo articolo determinativo o speficificata da altro nome o pronome, per esprimere il nostro superlativo relativo.

Pertanto Allâhu akbar non vuol dire né “Iddio è grande” né “Iddio è il più grande” (il verbo essere in Arabo, al presente, è sottinteso). Allâhu akbar è da tradursi con “Iddio è più grande”. D’altra parte se traducessimo con “Iddio è il più grande” porremmo pur sempre un paragone con altri da Lui, il che non è possibile perché Allâh è all’origine di tutto ed è la causa delle cause.

Dunque, affermando col taKBîR (l’infinito di KaBBaRa) che “Iddio è più grande” si afferma che nulla e nessuno Gli è paragonabile. Allâhu akbar viene ripetuto in apertura e chiusura della chiamata alla preghiera, giusto per ribadire Chi è l’oggetto dell’adorazione.

Il nome d’Iddio viene ripetuto in ogni occasione tra i musulmani, non essendoci alcun interdetto al riguardo e, anzi, essendone incoraggiata il più possibile la diffusione poiché in questo modo tutto un mondo, dalle persone alle cose, e le loro interazioni, viene per così dire sacralizzato.

(*) Prima che qualcuno venga a mettere i puntini sulle “i” al riguardo di questioni linguistiche, sottolineo che questo non è un post per specialisti, bensì per chi, non sapendo nulla o quasi della materia desidera capire qualcosa in mezzo a un mare di disinformazione.

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