A che cosa è ridotta la “cultura”?

di Enrico Galoppini

“Chiamare persone e cose con i loro nomi”

Ezra Pound, Culture, 1938

cultura_ansaDev’essere uno strano concetto di “cultura” quello dei redattori dell’Ansa, se nella serata del 13 febbraio, sulla colonna di destra del sito dell’agenzia, è stata pubblicata una sfilza di segnalazioni che con la cultura c’entrano come i proverbiali cavoli a merenda.

Stai a vedere che piume di struzzo, decolleté e “trasparenze” devono aver preso il posto della Divina Commedia e dell’Eneide e non me n’ero accorto!

Preso dal panico, sono andato immediatamente alla voce “cultura” del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani. Che fortunatamente mi ha tolto il dubbio di soffrire di allucinazioni.

La cultura, che ha la stessa radice di “coltivare”, secondo l’illustre linguista è la cura assidua dell’individuo necessaria per ottenere istruzione e buona educazione, e, per le nazioni, assurgere al grado della civiltà. In ciò, questa cura è pari a quella dell’agricoltore che vuol far fiorire e fruttificare le sue piante.

Se poi si vuole allargare il concetto di “cultura” ad attività più o meno di contorno, vada pure, tanto oramai le parole si stanno sfaldando completamente, e con loro gli individui e le nazioni.

Ma inserire nella sezione culturale ciò che ha piuttosto a che fare col pettegolezzo e la voluttuosità è davvero troppo. Capisco che “Sanremo è Sanremo”, ma non si potrebbe assegnare i “ritocchi” e gli “abiti osé” alla categoria “spettacolo”?

arte_degenerataTutti conoscono la frase attribuita ad un gerarca nazista: “Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola”. Un’affermazione che, sentita per la prima volta sui banchi di scuola, deve far inorridire gli studenti, che per definizione sono lì per “farsi una cultura”.

Quando però viene gabellato per “cultura” quello che chiunque qui può giudicare, non penso che alla cultura stessa si renda un gran bel servizio. Non si sarà messa mano alla pistola, ma per l’idea di “cultura” che alla fine si fa passare a forza di abbassarne il livello è come se si fosse decretata la fine del concetto stesso di cultura. Il che è l’equivalente della proverbiale “pistola” nazista, che tanto per fare un po’ di chiarezza era puntata contro un concetto di cultura sfatto e decadente. In una parola, “degenerato”.

Che è esattamente quello che viene diffuso oggi dai cosiddetti “mezzi d’informazione”, per i quali valgono più le viscide pulsioni dell’uomo-massa che la sana aspirazione dei migliori ad elevarsi.

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There is 1 comment for this article
  1. SEPP at 1:38 pm

    Una volta fino agli inizi del novecento i nostri posteri
    scrivevano coltura e non cultura.
    Infatti non a caso si usa dire la cultura va coltivata.
    Quando l’uomo dimentica che oltre ad essere fatto
    di materia e anche spirito.

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