Il grande pericolo del “takfîr”
(La scomunica con l’accusa di “miscredenza” al musulmano)
Constatazione allarmante:
Percorrendo i vari forum e siti internet francesi ed altri della Comunità Islamica e vedendo e ascoltando inoltre ciò che accade attualmente in parecchie regioni del mondo musulmano, si è potuto constatare con grande tristezza che parecchie persone e gruppi ideologici non ci pensano due volte a gettare l’anatema di scomunica (takfîr) verso tutti coloro che non sono d’accordo con essi, senza ben conoscere le ragioni valide. Tutto ciò ha certamente delle conseguenze disastrose sulla nostra unità della Comunità (Umma), sul nostro futuro e sulla nostra sicurezza.
Definizione:
Il «takfîr» consiste nell’accusare i musulmani di miscredenza (kufr) ed escluderli dall’Islam e dalla fede (îmân).
È un grande peccato che colpisce la fede. Un vero pericolo che minaccia la nostra Comunità islamica (Umma). Bisogna sapere che per «Ahl as-Sunna wa l-jamâ‘a» (Le Genti della Tradizione del Profeta (Sunna) e della Comunità Ortodossa) i peccati commessi da un musulmano non fanno sì che esso venga escluso dalla fede, eccetto nel caso in cui neghi un pilastro dell’Islam (in tutta coscienza e consapevolezza). Colui che compie un peccato si deve pentire davanti ad Allah e cancellare le cattive opere facendo delle opere buone e domandando perdono.
Molti “ignoranti” escludono gli altri e non rispettano i loro pareri. Ci sono anche persone che per una semplice diversità d’opinione giuridica “espellono” l’altro dall’Islam!
Ciò che dicono il Corano e la Sunna autentica:
Allah (swa) dice nel Corano: «O voi che credete, quando v’ingaggiate nella Via di Allah, state bene attenti, e non dite a chi vi porge il saluto “Pace (salâm)”: “Tu non sei credente!”, per desiderio dei beni effimeri di questo basso mondo (dunyâ).» (Sura An-Nisâ’ (Le donne), IV, v. 94).
Secondo Ibn Umar (r.a.) il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) ha detto: «Quando l’uomo dice a suo fratello “specie di miscredente!” uno dei due si è sicuramente meritato quel titolo. Si applica all’altro se ciò che ha detto è vero, altrimenti ritorna a chi ha pronunciato la frase». (Riportato da Muslim e Al-Bukhârî, Cap. 325, pag. 411, nr. 1732)
Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) ha detto: «Se senti un uomo dire: “la gente è perduta” (dicendo ciò per disprezzo e orgoglio), è lui ad essere peggiore degli altri». [Hadîth riportato da Muslim nel suo Sahîh nel capitolo Al-birru wa s-sîla (139/2623) e da Mâlik nel capitolo al-kalâm (751/2). Non c’è nessun peccato per chi lo dice rattristato dal suo stato e dallo stato delle persone in rapporto alle mancanze della religione (senza credersi superiori o disprezzare gli altri)].
Thâbit Ibn ad-Dahâq (r.a.), che è stato uno fra coloro che hanno prestato giuramento di fiducia al Profeta sotto l’albero (il patto di ar-Ridwân), ha riportato che l’Inviato di Allah (che Allah gli accordi la Sua Grazia e la pace) ha detto: «Colui che fa un giuramento non per la religione musulmana, ma per altra religione, è considerato essere seguace di quella religione. Ai figli di Adamo non conviene promettere di dare qualcosa che non si possiede. Chi si toglie la vita con un oggetto del basso mondo, sarà torturato da questo stesso oggetto nel giorno della Resurrezione. Maledire un credente (mu’min) equivale ad ucciderlo. Chi accusa un credente dicendo che ‘è un miscredente’ (kâfir), è colpevole come se l’avesse ucciso».
[Hadîth 2031, p. 856 del Libro “della autorizzazione per entrare in casa di qualcuno”, nel sommario del Sahîh al-Bukhârî per l’Imâm Zayn ad-Dîn Ahmad Ibn ‘Abd al-Latîf a-Zubaydî]
Consiglio dell’Imâm Mâlik e di altri Pii Antichi (Salaf):
L’Imâm Mâlik (r.a.) ci ha riportato il seguente avviso: «Chiunque emani da parte sua qualcosa che implichi la negazione (kufr) sotto novantanove forme, e che la fede è implicata solamente in una forma, sarà considerato come avente fede».
Si è chiesto all’Imâm Mâlik (r.a.) riguardo la setta dei Khawârij (Kharigiti) [1]: «Sono essi da considerarsi miscredenti?». Rispose: «Lasciano trapelare della miscredenza». Questa risposta mostra ancora una volta la saggezza e lo scrupolo di questo personaggio. Alcuni sapienti attribuiscono invece quest’ultima frase all’Imâm ‘Alî (r.a.). Ma ciò non ne cambia minimamente il valore e la pertinenza.
I quattro Imâm [Abû Hanîfa; Ibn Hanbal; ash-Shâfi‘î; Mâlik ibn Anas] delle quattro Scuole giuridiche sunnite (Madhhab) riconosciute [Hanafita, Hanbalita; Shafi‘ita, Malikita] ed i loro seguaci, hanno sempre rifiutato il Takfîr e l’hanno bandito anche quando si trattava di fronteggiare delle sette pericolose come quelle dei Khawârij o dei Mu’tazila o dei Qadariti! Tutti loro hanno privilegiato il dialogo costruttivo con la dolcezza, la saggezza e con le argomentazioni (dalîl), senza aggressività né aggressione! Così da mostrare e guidare verso la Retta Via, quella del Giusto mezzo, con la consapevolezza che è solo Allah che guida i cuori e che i Sapienti (‘ulamâ’) non sono altro che degli intermediari.
L’Imâm Ahmad Ibn Hanbal (r.a.- Baghdad, 780-855 d.C.), ad esempio, nella sua difficile prova contro i Mu’taziliti [2], ha sempre dimostrato saggezza, scienza e non ha mai accusato i suoi avversari di miscredenza (Kufr). Alla fine è riuscito ad ottenere ragione e ha trionfato grazie alla scienza, alla gentilezza ed alla saggezza.
Seguendo in ciò le parole di Allah: «Chiama [gli uomini] al sentiero del tuo Signore, con la saggezza (hikma) e la buona parola, e discuti con loro nella maniera migliore [più eccellente] (hasana) (…)» (Sura An-Nahl (Le api), XVI, v. 125).
Se questo versetto riguarda il dialogo coi non musulmani, chissà come deve essere il dialogo con i musulmani! Tutto ciò affinché ciascuno mediti e deduca per sé stesso il grande rispetto che bisogna avere gli uni verso gli altri. Anche il consiglio ha le sue convenienze, le sue giuste attitudini da osservare (adab) spiegate in dettaglio nel collegamento qui sotto:
http://www.doctrine-malikite.fr/forum/Le-statut-et-l-ethique-du-conseil-en-Islam-sunnite_m42891.html
Quanto a coloro che attaccano e uccidono persone innocenti, credendo che stanno facendo il Jihâd (“Guerra Santa” contro il proprio ego), essi sono fuori strada, e fanno andare fuori strada anche coloro che li seguono! Non ci saranno le Vergini (Hûrî) ad attenderli nell’aldilà, bensì l’Inferno che Dio ha esplicitamente promesso nel Corano:
«Ma chi uccide un credente di proposito, avrà il compenso dell’Inferno, dove rimarrà eternamente, e Allah si adirerà con lui, lo maledirà e gli preparerà un castigo immenso». (Sura An-Nisâ (Le donne), IV, v. 93).
«Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità». (sura al-Mâ’ida (La Tavola Imbandita), V, v. 32)
Quanto al Jihâd fisico – la Battaglia (chiamato “piccolo jihâd”), esso ha le sue condizioni, le sue modalità e le sue convenienze conosciute e riconosciute, e che sono già state sviluppate in molteplici occasioni.
Riassunto:
La persona che testimonia l’Unicità di Allah (Tawhîd) [Ashhadu an lâ ilâha illâ Allâh], che attesta che Muhammad (pace e benedizioni su di lui) è l’Inviato di Allah [ashhadu anna Muhammad Rasûl Allâh] e Sigillo dei Profeti, e che non nega nessun pilastro dell’Islam, non può essere espulso dall’Islam.
L’Imâm Sapiente Ahmad Mashhûr al-Haddâd (1911-1995) [3] ha detto: «C’è unanimità (ijmâ‘) in seno alla Comunità Islamica (Umma) sul considerare che è vietato accusare qualcuno che riconosce la Qibla [La Ka‘ba alla Mecca] di miscredenza (Kafir), salvo se nega Allah l’Onnipotente, il Maestoso (Gloria a Lui); se commette un atto di idolatria (associazionismo: shirk) in maniera esplicita senza alcuna interpretazione possibile; se nega la Profezia; se rigetta ciò che è conosciuto come essere un elemento indispensabile della Religione, o che è stato trasmesso con delle catene di trasmissione numerose, o la conoscenza indispensabile confermata dal consenso della Comunità (Umma)». [4]
Fonti:
http://www.doctrine-malikite.fr/forum/L-interdiction-du-Takfir_m38792.html
http://www.doctrine-malikite.fr/Les-sectes-egarees-en-Islam_a34.html
Documento a cura di ‘Umar A. Frigo
Zawiya Bassirya Vr (25.12.2013)
Traduzione italiana: Sara e ‘Umar Frigo
NOTE
[1] Il Profeta Muhammad (su di lui le preghiere e la pace divine) ha detto a proposito di un certo Dhul-Khuwaysarah at-Tamîmî, che è considerato il primo kharijita a sorgere in Islam: «Sorgerà dalla progenie di quest’uomo un popolo che reciterà il Corano, ma il Corano non andrà oltre la loro gola [cioè non scenderà nel loro cuore], essi passeranno attraverso la Religione come una freccia che passa attraverso il suo obiettivo.
[2] I Mu‘taziliti pretendevano che il Corano sia una creazione di Allah e non la Sua Parola, e diversi Sapienti Pii tra i quali l’Imâm Ibn Hanbal furono perseguitati perché hanno rigettato questa loro teoria. I Mu‘taziliti pretendono di far trionfare una sola verità con l’aiuto della ragione.
[3] L’Imam Ahmad Ibn Mashhûr Tâhâ al-Haddâd (1911-1995) è un nobile Sapiente e uno Gnostico che nella sua giovinezza ha lasciato la regione di Hadramawt nello Yemen, dove era nato, per predicare l’Islam in diversi paesi del continente Africano. Egli simboleggia l’eccellenza della devozione del predicatore e dell’educatore spirituale