“Dare un governo al Paese”…
di Enrico Galoppini
Mentre a distanza di oltre un mese dal voto prosegue, in maniera sempre più stanca e meno credibile, il “giro di consultazioni”, vorrei dire una cosa molto semplice a chi, facendo eco ad alcune dichiarazioni condivise da quasi tutti i soggetti di questo teatrino, pensa che la questione più importante, ora, sia quella di “dare un governo al Paese”.
Un “governo” questo famoso Paese (che un tempo si diceva Nazione) ce l’ha avuto fino all’altro giorno, e faceva di molto schifo, tanto che ne ha combinate di tutte e di più, dall’abolizione dell’art. 18 alla svendita di acque territoriali alla Francia, dalla “buona sQuola” (col ministro con la terza media) alla legge che impone dieci vaccinazioni pediatriche pena l’esclusione da nidi e materne. E molto altro, tra cui i prestiti ad interesse per andare in pensione, i favori alle banche (con annesso “suicidio” al MPS), le “sanzioni” alla Russia eccetera (tipo la concessione dell’intero database sanitario degli italiani alla IBM, secondo quanto denunciato da Gianni Lannes). Insomma, un governo di merda, per non dire fellone e criminale.
Quindi, non si capisce bene che cosa vorrebbe dire, positivamente, cioè razionalmente e sensatamente parlando, tutta questa preoccupazione di “dare un governo al Paese”.
Diverso sarebbe il discorso se, al contrario, in netta inversione di tendenza, ci si preoccupasse di darsi un governo, sì, ma un governo seriamente determinato a chiudere una volta per tutte con la servitù verso la Nato ed i nostri “alleati”, e a dotare questa Nazione di una moneta sovrana, ovvero dell’unico strumento capace d’imprimere quella “ripresa” di cui anche il governo uscente, come i precedenti, ha cianciato da mane a sera, mentre tutto in giro va a scatafascio, le attività familiari chiudono, i giovani sono senza lavoro eccetera.
esiste un un Partito della Dissoluzione che, elezioni o non elezioni, è sempre all’opera