Breve vademecum per evitare stragi come quella di Nizza
di Enrico Galoppini
Dopo la strage di Nizza, effettuata da un immigrato tunisino, le reazioni sono state fondamentalmente di due tipi.
La prima è quella di chi ha puntato il dito sull’immigrazione di popolazioni di religione musulmana, in particolare dal Maghreb. Inedita paladina di questa posizione è stata la giornalista sportiva Paola Ferrari, moglie di Marco De Benedetti (non di Pier Silvio Berlusconi), la quale su Twitter ha auspicato il ritiro del passaporto europeo a tutti i maghrebini che l’hanno ottenuto negli ultimi vent’anni, figli compresi.
Questa “sparata” sgangherata ha prevedibilmente “indignato” quelli del secondo tipo di reazione, per i quali di solito “tutto va bene lo stesso”, ma che stavolta hanno cominciato a porsi qualche domanda, intavolando un “confronto culturale” sulle pagine dei giornali “autorevoli” che sa tanto di “politica” (tale “confronto” avviene difatti sempre in un rassicurante alveo di voto al Pd, perché tutti gli altri sono “populisti”, “razzisti”, “islamofobi”)[1].
Ma come sempre accade, il problema non viene focalizzato, così si va avanti per giorni e giorni a discutere di “terroristi” da emarginare, di “razzisti” da condannare, di “integrazione” e di “integralismo” (ma mai di “integrità”), e persino di “nuove Brigate Rosse” in versione araba, senza mai arrivare a nulla.
Il Potere, intanto, se la ride.
Fermo restando che esiste anche un “problema” connesso alle “ideologie islamiche” moderniste e letteraliste, ovvero anti-tradizionali, e dunque una questione di “educazione religiosa” (che andrebbe risolto, tanto per cominciare, ascoltando i veri sapienti e non gli ‘imam della domenica’, evitando di sovvertire la Siria e di fare affari coi “petromonarchi”), va detto che alla base di questo cosiddetto “terrorismo islamico” e della sua capacità di colpire ovunque masse di indifesi ci sono essenzialmente due fattori:
1) la capillare presenza, in territorio europeo, di reti informative e militari organizzate dai cosiddetti “alleati”, le quali forniscono il necessario sostegno logistico a questo tipo di operazioni “militari” non convenzionali;
2) l’eccessivo afflusso di stranieri che, anche solo per una questione di numeri, non può non produrre una percentuale di disadattati e frustrati (non necessariamente perché sono “poveri”), i quali, da un momento all’altro, per dare sfogo al loro rancore, la combinano grossa e per esempio buttano giù come birilli una folla che fa festa su un lungomare. È la “società multietnica”, bellezza!
Per rendersi conto di come le cose stiano così, si pensi all’assenza di questi due fattori (presenza di reti “alleate” e di “frustrati” immigrati sul territorio europeo) e ci si chieda se potrebbe sussistere un problema di “terrorismo islamico” cosiddetto.
Ma il punto 1) non verrà mai citato da nessuno che abbia un minimo a cuore la sua “carriera” nei giornali e nell’accademia, mentre il punto 2) viene maramaldescamente agitato in maniera unilaterale da professionisti del depistaggio, con i loro “oppositori” immersi in un “buonismo” altrettanto unilaterale e disarmante per la sua ingenuità.
Negli anni Settanta-Ottanta abbiamo conosciuto un fenomeno definito “terrorismo palestinese”. A meno che si voglia credere che la Strage di Bologna sia da addebitare ad esso (come a quell’altra favola delle “stragi neofasciste”), va detto che quel tipo di terrorismo non colpiva indiscriminatamente tra la folla, ma aveva obiettivi mirati “spiegabili” col conflitto israelo-palestinese e, più in generale, “mediorientale” (nel quale vi era anche una guerra per interposta persona). Strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ’72, attentato al banco della compagnia aerea El Al, attacco alla sinagoga di Roma, dirottamento dell’Achille Lauro ed uccisione di un passeggero ebreo-americano eccetera eccetera… tutti obiettivi “mirati” da parte di “guerriglieri” dei quali si può condividere o meno l’operato, ma che in via di principio aveva un suo “perché”, come risposta all’occupazione sionista della Palestina. Ma mai una strage indiscriminata di innocenti francesi o di altra nazionalità in maniera così “insensata”.
Anche negli anni della Guerra d’indipendenza algerina (1954-1962) i francesi dovettero assaggiare, in termini di efferati attacchi terroristici, le conseguenze dell’operato della Francia sul suolo algerino. Orribili e strazianti quanto si vuole, quelle stragi avevano ancora un loro “perché”.
Ma oggi, per non prendere di petto la situazione e non chiamare per nome e cognome i veri responsabili, si straparla di un sacco di cose di contorno giusto per far prendere aria alla bocca e riempire le “pagine culturali”: sermoni in Italiano, questione del “velo”, “radicalismo” (di chi, di Pannella???), “integrazione” (uuuh quanto piace questa parola), “tolleranza” e “rispetto”, il tutto condito da una sociologia post- o neo-marxista sull’esclusione sociale, il “razzismo” eccetera. Tutti diversivi.
Si provi ad immaginare un’Italia ed un’Europa senza condizionamenti Usa-anglo-israeliani, e con una presenza ordinata e sensata di stranieri, e vedremmo che non esisterebbe alcun “problema terrorismo islaimco”, di nessun tipo.
Ma che ve lo dico a fare? Sono anni che gli strateghi israeliani – i quali hanno abbondantemente sostenuto l’ascesa del cosiddetto “islamismo militante” – hanno “augurato” agli europei di vivere “insicuri” come vivono loro, col terrore di saltare in aria sull’autobus o in una caffetteria.
Se lo sono talmente augurato che alla fine ce l’hanno fatta.
NOTE:
[1] Leggasi, di Massimo Gramellini, Caro musulmano i tuoi fratelli adesso siamo noi (“La Stampa”, 16 luglio 2016: http://www.lastampa.it/2016/07/16/cultura/opinioni/buongiorno/caro-musulmano-i-tuoi-fratelli-adesso-siamo-noi-5rcn8bBFCvJUqX0GeVCD4J/pagina.html), al quale ha risposto Shabika Shah Povia con Caro Gramellini, tu non sei mio fratello (“The Post internazionale”, 17 luglio 2017: http://www.tpi.it/mondo/turchia/risposta-buongiorno-gramellini-musulmani).
La carità di sinistra è una carità pelosa.
Ti danno le moschee, ma tu devi dare loro le nozze ” gay” e quant’altro.
Cave !!