Un breve ‘comizio’ alla Lega
di Enrico Galoppini
Fuori dal Salone del libro c’è il candidato della Lega alla Regione Piemonte. Tutti che lo schifano come la peste perché l’avventore medio di questa kermesse è “antifascista” (come se la Lega fosse il Fascismo: ma nella mente dell’antifascista medio lo è).
Decido di fermarmi.
– “Vi dico subito che non ho alcuna ‘pregiudiziale’ nei vostri confronti, ma che se anche voi fate le solite promesse da marinaio, la famosa gente, che è scema fino a un certo punto, si stuferà anche di voi”.
– “Sì, ha ragione, lo so anch’io, però noi siamo diversi… ci dia fiducia”, mi fa una militante che mi porge il volantino.
– “Mah, io, in tutta sincerità, non credo più alle deleghe in bianco. Io credo ai fatti, e fatti se ne vedono pochi. Lasciamo perdere quel concorso ‘Vinci Salvini’, che è qualcosa di macchiettistico… Lo sa che Salvini viene avvicinato, ovunque va, da mamme che hanno i figli esclusi dalle scuole? Eppure lui aveva promesso che nessuno sarebbe stato escluso. Non può nascondersi dietro al fatto che il Ministero della salute non è della Lega”.
– “Io sono farmacista – mi fa la militante – e sui vaccini credo che alcuni siano necessari”.
– “Necessari o no, non si può obbligare nessuno in questo modo, e poi prima della legge Lorenzin quest’argomento non interessava a nessuno, politicamente. Non voglio poi entrare nell’argomento della ‘immunità di gregge’, tanto anche quella non è provata”.
– “Aspetti, parli col nostro candidato”, mi dice la militante.
– “Buongiorno, Lei lo sa, vero, che non ha senso puntare tutto sull’immigrazione, e che il tema è strettamente correlato a tutto il resto? Comunque, tanto per stare solo sul problema ‘sicurezza’, non è che si sia visto tutto questo cambiamento… Glielo dice uno che vorrebbe vedere dei fatti”.
– “Beh, non è vero, la Lega ha fatto questo e quest’altro”.
– “Per carità, non sto contestando questo (e comprendo come la situazione fosse già molto compromessa), dico solo che non si può vedere solo un anello della catena di storture di questo sistema ingiusto e puntare tutto su quello. Voglio dire, come si fa a lottare contro l’immigrazione incontrollata, che lede in primis i lavoratori italiani, ed essere fondamentalmente liberisti?”.
– “Non è vero che la Lega è liberista, perché per esempio ha preso numerose iniziative a difesa delle produzioni italiane. La Lega è contraria ad una certa globalizzazione che ha solo fatto danni”.
– “Su questo siamo d’accordo, anzi Le dirò che secondo me i ‘danni’ della globalizzazione erano già previsti e voluti. Però, mi dica, come fa un governo ad abbassare le tasse se non prende di petto la questione monetaria?”.
Al che gli spiego brevemente che il denaro non può essere una merce venduta ad un costo che non sia quello meramente tipografico. Ed aggiungo: “Ecco, tale questione, ne richiama un’altra, che quella della confusione che fate fra immigrazione ed Islam. Bisognerebbe avere la curiosità intellettuale – e se volete vi vengo a spiegare qualcosa – di andare a vedere se tante volte in ciò che ci fa schifo non ci possa essere qualche elemento cui ispirarsi. Per esempio il modello classico di tassazione islamica, che colpisce il tesaurizzato anziché i redditi. Questa cosa, unita alla sovranità monetaria ripristina una condizione in grado – questa sì – di far ripartire l’economia. Non si può dire alla gente – come faceva Berlusconi – ‘spendete, spendete, così i soldi circolano’ mentre sei massacrato di tasse. Come si fa – mi chiedo – a pensare poi di cambiare quest’Europa dall’interno e, peggio che mai, l’euro, moneta di privatissimi signori che hanno sede a Francoforte da secoli? Sto parlando dei Rotschild e compagnia bella. Sa, il problema è che si parte sempre con tantissime belle intenzioni, ma all’atto pratico anche il politico più idealista se le dimentica perché dovrebbe fare la guerra a questa roba qua…”.
Bene, a questo punto il mio comizio era concluso, e forse gli esponenti della Lega, a giudicare dal progressivo loro corrucciarsi dopo l’iniziale benevolenza, non erano tanto entusiasti…