Per onestà intellettuale

di Enrico Galoppini

Chi mi conosce sa che non m’accontento di “verità precotte”, né d’una tifoseria politica da stadio che se sulle prime può darti una “botta di vita” alla prova dei fatti risulta sempre deludente e miserabile. Ieri, dopo il discorso di Salvini a Milano ho letto entusiastiche recensioni da parte di chi ne sottolineava i punti a suo dire ottimi: 1) la distinzione tra “liberismo” (buono) e “neoliberismo” (cattivo): di qui l’elogio nientemeno che della Thatcher (quella cioè che mandò sul marciapiede non so quanti inglesi); 2) la contrapposizione tra i “papati buoni” (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) e quello “cattivo” di Francesco I (come non vedere che il “modernismo” ha attecchito in maniera evidente già sotto Pio XII?); 3) l’insistenza sulle radici “giudeo-cristiane” dell’Europa: di qui la carrellata di personaggi cattolici come Chesterton, recuperati da una certa editoria “di destra” anti-islamica e filo-sionista; 4) la “guerra all’Islam”, come se il problema numero uno degli italiani e degli europei fosse quello, e non la moneta-merce generante “debito pubblico” e giustificante (per i finti tonti) il “pareggio di bilancio”, “i soldi che non ci sono”, un mare di tasse e le immancabili “riforme strutturali”, o l’assenza di qualsivoglia concreta sovranità politica, economica, culturale e militare, sottomessi come siamo all’Angloamerica e alla Nato…

Il tutto sotto la nuova parola d’ordine del “conservatorismo”, sul quale, a margine dei suddetti entusiasmi, mi sono sentito in dovere di scrivere quanto segue:

«Certo che se ci si accontenta, in funzione “anti-sinistra”, di essere “conservatori”… Come si fa a non capire che se “il vento della storia” è il Progresso, questa vera e propria malattia/illusione, non può non essere prevista la supposta antitesi, ovvero la Conservazione?
Son tutte battaglie di retroguardia, quando la stalla è aperta e i buoi sono scappati. Tentativi di tappare i buchi del vascello mentre cola a picco. In tutto questo, il filo-sionismo e l’anti-islamismo parossistico di tutto questo “sovranismo” non sorprende, perché in fin dei conti, da una posizione “conservatrice”, parafrasando Croce, “non ci si può non concepire come Occidentali”. Ma che cos’è “Occidente”? Cardini, che certo non è uno sprovveduto, ma che per costoro avrà la pecca d’essere “islamofilo” (in realtà è solo intelligente ed erudito) l’ha spiegato, peraltro in un libro edito da Solfanelli. Io capisco benissimo ed in buona parte condivido lo stato d’animo di chi, dopo quasi trent’anni di saccheggio “europeista” adesso sogna la rivincita e la riscossa, ma sono sempre più scettico sul fatto che a tutto questo ‘fumo’ corrisponda ‘l’arrosto’, che per dei sovranisti autentici dovrebbe corrispondere almeno a queste due misure; 1) fine d’ogni sudditanza atlantica e delle ingerenze degli apparati sionisti; 2) avocazione allo Stato, nazionale o europeo (la querelle su Euro o Lira, ormai svanita, è del tutto inutile), della proprietà della moneta, emessa senza interesse: ciò significherebbe la fine del “debito pubblico” usato dalla BCE per imporre “riforme”. Ma di ciò non v’è la minima traccia nei programmi dei “sovranisti” bannonizzati, che la buttano sul “culturale” per girare intorno ai problemi fondamentali e raccattare facili voti di un elettorato comprensibilmente incazzato nero contro “la sinistra” (ma anche di memoria corta perché come non è stato un “ventennio berlusconiano” non è stato nemmeno un “ventennio del PD”). Chiudo ricordando agli elettori “sovranisti” di simpatie fasciste (per quel che vuol dire dirsi “fascisti” oggi, quando decenni d’antifascismo e di destrismo hanno steso strati di confusione) come il Fascismo, inteso come ideale suscettibile d’essere riproposto (tempi e uomini permettendo), non possa essere ridotto a qualsivoglia nazionalismo né ad ad alcuna forma di disprezzo verso popoli e religioni. Il che è cosa diversa opporsi giustamente a quest’immigrazione senza capo né coda di cui ormai si sa tutto, sempre che, per onestà intellettuale, si riconosca come essere anti-immigrazionisti e liberisti (la Thatcher!!!) non solo non abbia senso, ma sia l’ennesimo inganno bello e buono se, come i critici più onesti riconoscono, l’immigrazione (che non è solo “islamica”!) serve a massacrare, insieme alle delocalizzazioni e alle facilitazioni per i grandi gruppi esteri quando aprono in Italia, il lavoro italiano.»

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