Giancarlo Mazzuca (con Gianmarco Walch), Mussolini e i musulmani. Quando l’Islam era amico dell’Italia, Mondadori, Milano 2017
di Enrico Galoppini
Questa recensione si sarebbe potuta intitolare: “Piccole soddisfazioni personali: Il Fascismo e l’Islam per tutti”.
Alle pp. 5 e 77 del libro di Giancarlo Mazzuca (scritto con Gianmarco Walch) Mussolini e musulmani. Quando l’Islam era amico dell’Italia (Mondadori 2017), l’Autore cita infatti in maniera lusinghiera il sottoscritto, che nel 2001 dette alle stampe, per le Edizioni all’Insegna del Veltro, Il Fascismo e l’Islam. Ma quello era un libro di storia in senso stretto, risultato della rielaborazione e dell’approfondimento della mia tesi di laurea, mentre questo recente prodotto editoriale è, per esplicita ammissione degli autori, un libro che non intende seguire un’ordinata cronologia dei fatti, né fornire un quadro esaustivo di tutto ciò che concerne il rapporto tra l’Italia fascista e il mondo arabo-musulmano: è, piuttosto, un tentativo d’influire, attraverso veloci capitoli pennellati a mo’ di ‘ritratti’ , sull’attuale percezione di un periodo e di un rapporto a prima vista problematico. Più precisamente, la percezione di un aspetto particolare legato alla politica estera del regime mussoliniano, quella rivolta agli arabi e ai musulmani.
Il libro, pertanto, non apporta quasi nulla di originale (né intendeva apportarlo), ma offre al lettore una serie d’informazioni, al limite dell’aneddotico, affinché si renda conto che le relazioni tra l’Italia e l’Islam, come recita il sottotitolo, sono state in passato complessivamente buone o comunque foriere di sviluppi positivi. A partire proprio dal famigerato regime fascista, che mentre colonizzava la Libia impostava una politica islamica a tutto tondo, parte della più vasta manovra di ridefinizione dei rapporti di forza nel Mediterraneo, dove a spadroneggiare era l’Inghilterra (e, in misura minore, la Francia).
Qua e là nel libro di Mazzuca (e Walch) ho rintracciato altre pagine ispirate a quel mio lontano lavoro, in particolare quando tratta del’Islam nella Colonia libica e della visita del Duce nel marzo del 1937 (quella della “spada dell’Islam”). Ma anziché prendermela per un ipotetico “saccheggio” sono in realtà molto contento del risultato finale. Perché esso questo dimostra che più di quindici anni fa – anche se poteva sembrare velleitario proporre il tema per una piccola casa editrice – venne posto un seme che poi ha, in un certo senso, fruttificato con una pubblicazione – quella della Mondadori – facilmente reperibile in tutte le librerie.
A p. 141, inoltre, gli autori tributano un “ringraziamento particolare” a Claudio Mutti, l’editore del mio Il Fascismo e l’Islam, il che dimostra la loro onestà intellettuale.
Il libro nel complesso è molto godibile e costituisce una buona sintesi dell’argomento, anche se, ribadisco, per conoscere nel dettaglio (ed in qualche risvolto sostanziale) tutta la ricca e sfaccettata vicenda, è bene leggere (oltre al mio) i libri e gli scritti di De Felice, Fabei, Mutti eccetera. L’unica nota stonata è la postfazione di Magdi Allam, che sinceramente c’entra come il cavolo a merenda.
Un altro limite del libro (ma è un parere personale) è una certa superficialità “democratica” nell’attribuire giudizi a questo o a quel personaggio, per esempio quello sostanzialmente positivo su Italo Balbo e negativo su Mussolini, ma ciò mi pare coerente con le radici ‘montanelliane’ dell’Autore principale del libro, Giancarlo Mazzuca, autore di altri testi di “storia sconosciuta” come quelli pubblicati da Minerva Edizioni che meritano di essere letti e divulgati: Sangue romagnolo. I compagni del Duce: Arpinati, Bombacci, Nanni (2011) e Mussolini e Nenni. Amici nemici (2015 con prefazione di A. Petacco), entrambi scritti con Luciano Foglietta.
Concludo con una considerazione generale riguardante il titolo ed un’annotazione critica sul sottotitolo. Col nome di Mussolini in un titolo, checché se ne pensi dell’uomo e del politico, si è sempre certi di fare una buona operazione di marketing, e poi, diciamocelo francamente, Mussolini e i Musulmani (o ancor meglio l’antiquato mussulmani, con due “s”) suona senz’altro bene. Il sottotitolo, invece, pone di fronte a seri interrogativi sul fatto se sia l’Islam che oggi non è più amico dell’Italia o se non sia piuttosto l’Italia, sempre meno cosciente della sua missione di civiltà e dei suoi interessi geopolitici, a non essere più amica di nessuno, Islam compreso, a forza di subire le iniziative dei suoi pretesi “alleati” e d’imbarcarsi in imprese che non ne hanno certo aumentato il gradimento tra i seguaci del Profeta.