Che cos’è il Tasawwuf (Sufismo). Secondo lo Shaykh ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî
In nome di Allâh, il Misericordioso, il Clementissimo.
E le benedizioni e la Pace siano sull’Inviato di Allâh, sayyidunâ Muhammad, sui suoi compagni e sulla sua famiglia.
(a cura di Umar A. Frigo)
Le domande sul Tasawwuf (o misticismo islamico) e le risposte che possono essere date, sono molteplici in quanto “definire” il Tasawwuf vuol dire in qualche modo “limitarlo”. Prendiamo pertanto una delle tante definizioni date dai vari Sufi, riportando quanto ha detto uno Shaykh del Tasawwuf (un Maestro Spirituale) lo Shaykh ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî (m. 1166 ) uno dei più grandi Sufi.
Che cos’è il Tasawwuf
[Inizio testo di Shaykh ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî][1]
Il termine «Sufi» è derivato dalla parola araba safâ’ , che significa “purezza”. La ragione per cui i Sufi sono chiamati in questo modo è che il loro intimo [cuore] è stato purificato ed illuminato con la luce della Gnosi (Ma‘rifa) e dell’Unità divina (Tawhîd).
Un’altra ragione di questo appellativo è il loro legame spirituale con quei Compagni del Profeta chiamati «Ahl as–suffa» che significa «Gente della veranda», coloro che vivevano in assoluta povertà in un’area della moschea di Medina dediti esclusivamente alla pratica ascetica, e al Ricordo di Dio (dhikr Allâh).
Lo Shaykh ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî descrive poi in modo “magistrale” cos’è il tasawwuf partendo dalle lettere che compongono la stessa parola tasawwuf (n.d.c.):
La parola tasawwuf è composta da quattro consonanti:
T – S – W – F – che significano:
La prima lettera T sta perTawba, ovvero “pentimento”, che è il primo passo sulla Via.
È come se si trattasse di un doppio passo, uno esteriore ed uno interiore: l’esteriore consiste nel pentimento relativo alle parole, agli atti ed ai sentimenti, mantenendo la propria vita scevra da peccati e di atti illeciti, perseguendo l’obbedienza [a Dio], rifuggendo rivolta ed opposizione per cercare accordo ed armonia. Il passo interiore del pentimento è un atto del cuore consistente nel purificarlo dai desideri per le cose di questo mondo (dunyâ) e nella sua completa dedizione ad Allâh.
Il secondo grado è lo stato di gioia e “purezza” (safâ’) ed è simboleggiato dalla lettera S.
Anche in questo grado vi sono due passi da fare: il primo verso la purezza del cuore, il secondo verso il suo centro nascosto. La purezza del cuore (safâ’ al-qalb) proviene da un cuore che si è liberato dall’ansia provocata dal peso delle preoccupazioni mondane per il cibo, per il bere, per il dormire, per i vani discorsi. Il modo per liberare il cuore e purificarlo è quello del ricordo di Dio (dhikr Allâh).
La terza lettera, la W, sta per la parola walâya, che è lo stato di “santità” degli amanti di Allâh e dipende dalla purezza interiore. Allâh menziona i Suoi Amici (Awliyâ’) nel Sacro Corano:
“Invero sugli Amici di Allâh non vi è timore né essi sono rattristati”: “Per costoro vi sono delle buone novelle in questo mondo e nell’altro”. (Cor. 10:62-64).
L’effetto visibile di tale stato è l’essere abbellito con i più bei tratti del carattere, con le virtù ed i buoni costumi; si tratta dell’elargizione di un dono divino. Il Profeta (s.a.s.) ha detto: «Caratterizzatevi con i tratti Divini».
La quarta lettera, la F, sta per fanâ’, “l’estinzione dell’io”, lo stato di annientamento in Allâh, ovvero a tutto ciò che non è Allâh. Quando gli attributi della natura umana si estinguono ed il falso “io“ svanisce assieme alla molteplicità degli attributi e delle forme di questo mondo, allora non sussistono più che gli Attributi dell’Unità (Sifât al-Ahadiyya). Questa è la stazione dei Profeti e dei Santi, gli Amici di Allâh (Awliyâ’), situata nel dominio della Natura divina (lâhût).
Quando l’esistenza contingente è unita all’esistenza eterna, non può essere più concepita come un’esistenza separata; quando tutti i legami terreni sono abbandonati e si è in unione con Allâh, con la Realtà divina, si riceve una eterna purezza, non si può più essere biasimati e si diventa uno dei “compagni del giardino, dove dimorano per sempre” (Cor.VII:42); “coloro che credono ed operano rettamente” (ibid.) .
Tuttavia “Noi (Allâh) non poniamo alcun peso sull’anima che essa non possa sopportare” (ibid.).
L’uomo deve soltanto possedere una instancabile pazienza. “Ed Allâh è con coloro che con pazienza perseverano” (Cor. VIII:66).
[ Fine testo di Shaykh ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî]
Alcune note:
Il Profeta Muhammad (le benedizioni e la pace siano su di lui) è “l’Uomo perfetto” (al-Insân al-kâmil), l’Uomo Universale, colui che ha attuato tutti i gradi dell’Essere, è l’immagine perfetta delle Qualità Divine, principio e fine della creazione, epifania di Allâh nel cosmo, il miglior esempio che Dio ci ha dato da seguire, la perfezione del carattere, termine supremo della trasfigurazione del Sufi.
Coloro che hanno avuto l’immensa fortuna di vivere con il Profeta, (le benedizioni di Allâh e pace siano su di lui), lo hanno seguito come esempio di perfezione, ed essendo lui Universale, “parlava” ed era “Maestro” per “tutti” gli esseri, perché riusciva a parlare a loro, con il loro linguaggio. Per semplificare possiamo fare questo esempio: Il Profeta Muhammad (le benedizioni di Allâh e la pace su di lui), era la cima della montagna (della Verità) ed era allo stesso tempo “tutti” i sentieri (Turuq, plurale di Via) per il cammino dei viaggiatori (sâlikûn) che hanno accettato “il viaggio di ritorno” a Dio l’Altissimo (la cima della montagna).
I vari sentieri che conducono alla cima della montagna possono, con il passare del tempo, anche interrompersi, essere ricoperti dalle erbacce o dalla vegetazione, e c’è bisogno che “qualcuno” li tenga aperti, puliti e percorribili, o magari aprirne di nuovi, con partenze dalla base della montagna, “diverse” e “nuove”.
Ora, i Maestri del Tasawwuf (che hanno raggiunto la cima della montagna) è questo che hanno fatto e che fanno, che Allâh li ricompensi con il Paradiso. Le varie Turuq, le Vie Spirituali, sono solo adattamenti al luogo e alla tipologia culturale delle persone che desiderano percorrere la Via Muhammadiana, la Tarîqa Muhammadiyya per arrivare alla Verità (al-Haqq).
Perciò dopo la morte del Profeta Muhammad (le benedizioni di Allâh e la pace su di lui), si sono succeduti, nella storia dell’Islâm, fino ai nostri giorni, degli uomini che hanno percorso la Via di ritorno ad Allâh, tracciata dal Profeta (le benedizioni di Allâh e la pace su di lui), ed hanno cosi “rivivificato” e “riaperto” un sentiero spirituale (Tarîqa) di ritorno verso Allâh.
Che Dio aumenti la nostra pazienza (sabr) e ci renda docili e riconoscenti ai Suoi Doni che nella Sua Infinta Misericordia e Bontà ci elargisce in ogni istante.
E la lode appartiene a Dio il Signore dei mondi (al-hamdu li-Lâhi Rabbi l-‘âlamîn)
NOTE
[1] Tratto da: Abd al-Qâdir al-Jîlânî, Il segreto dei segreti (Sirr al-asrâr), Capitolo 6 (Edizioni L’Ottava).
Un’unica cosa, riguardo alle note: mi sembrerebbe più corretto affermare che i “nuovi sentieri” non vengono aperti dalla base, ma dalla cima