Metti una sera, magari il “25 aprile”, chez Pannella, tracannando Coca Cola e “diritti umani”…

di Paolo Borgognone

vota_radicaleIl Partito Radicale è stato, sin dalla sua fondazione, nel lontano 1955, l’attore politico privilegiato del processo di privatizzazione della politica e di normalizzazione conformistica dei ceti medi italioti. Questo partito è a pieno titolo espressione della cultura politica, elitaria e improntata alla dissoluzione dei legami tradizionali e comunitari, della “fine capitalistica della Storia”. Il PR è infatti un partito liberale, liberista e libertario per definizione stessa del suo leader, Marco Pannella. E il liberalismo politico, il liberismo economico e il libertarismo sociale costituiscono la “triade progressista” attorno a cui si articolano le nuove forme di colonialismo contemporaneo. Il PR è il partito che veicola, presso i ceti medi sinistrorsi lettori de la Repubblica, La Stampa, Left e il manifesto, le idee delle classi dominanti. In questo senso, in Italia, la mediatizzazione del PR quale “partito delle battaglie” per i cosiddetti “diritti civili” è stata oltre ogni modo ipertrofica.

Come detto, il Partito Radicale è il megafono degli odierni processi di flessibilizzazione consumistica delle masse e di colonizzazione, anche per via militare, dei popoli e degli Stati a vario titolo resistenti. Emma Bonino è una sorta di sacerdotessa del culto della liberalizzazione (dei costumi, dell’economia, delle frontiere etiche, nazionali, politiche). Marco Pannella è il guru del politically correct declinato in versione populistica, demagogica, caciarona, spettacolarizzata oltre ogni limite e “arzigogolata” fino al ridicolo parossismo. In un libro dal titolo Verità e relativismo, Costanzo Preve aveva a riguardo criticato, giustamente secondo l’opinione di chi scrive,  «una sinistra ormai del tutto privata di una visione sociale e politica alternativa al sistema». Una sinistra che, travisando il progresso capitalistico della Storia in chiave prettamente emancipazionista, «deve trovare la sua unica ragion d’essere nel cosiddetto “libertarismo dei costumi”, nelle quote rosa per le donne in carriera, nell’inseguimento grottesco del duo musicale relativistico Pannella-Bonino, eccetera». È questa la sinistra della Dissoluzione, del Costume e del Capitale, antiautoritaria ma ultracapitalistica (e cosmopolitica), antifascista ma seguace dell’ideologia clintoniana dell’esportazione della democrazia di libero mercato (e libero desiderio consumistico) all’estero.

pannella_droga-400x240Nell’attuale frangente storico, la malattia di Pannella è stata e viene tuttora utilizzata quale grimaldello mediatico per legittimare, attraverso il pellegrinaggio, presso la corte dell’anziano leader infermo, sessant’anni di conformismo capitalistico di massa in questo Paese. Sessant’anni in cui i radicali si sono prodigati in “battaglie politiche” sui cosiddetti “diritti civili” che appaiono, oggi, col senno del poi, perfettamente in linea e compatibili con i postulati culturali di un capitalismo “di terza fase”, “maturo”, “avanzato”, “assoluto”, laddove il termine assoluto dev’essere interpretato nell’accezione di «svincolato» da qualsivoglia legame tradizionale di sorta. I radicali sono infatti i veri e più autentici interpreti della controcultura libertaria di massa, antiautoritaria e antiborghese ma ultracapitalistica, del movimento del Sessantotto. Non a caso, il Partito Radicale, profondamente ammirato dal “Dottor Faust” dell’anarchismo cosmopolitico e confusionario all’italiana, l’ex presidente della Camera F. Bertinotti, è stato l’autentico “movimento comunistico d’opinione” in questo Paese, laddove per “comunismo” s’intende un chiliasmo messianico rivoluzionario di omogeneizzazione sociale attraverso la liberalizzazione integrale dei costumi, dei consumi e dei desideri individuali. I radicali hanno rappresentato, e rappresentano, la “mano sinistra del Capitale”, il lato più oscuro di una globalizzazione centrata sul consenso di monadi neotribalizzate e totalmente dedite al culto pubblicitario, materialistico e individualistico del consumo che, strumentalmente, avvalendosene dunque come un talismano, un amuleto o un ansiolitico, riscoprono il Sacro e la Divinità soltanto nei momenti di estrema prostrazione, magari dopo la diagnosi del primo tumore o in seguito a un incidente stradale potenzialmente letale. Il Partito Radicale è stato ed è l’attore politico privilegiato per coloro i quali, disgraziatamente, da sinistra, auspicano e intendono il socialismo come approdo cosmopolitico finale di una società consumistica, di spettacolo e di dissoluzione compulsiva di ogni legame tradizionale. Il materialismo pratico, anarchicheggiante e ultracapitalistico, è la filosofia di riferimento dei radicali, laddove il materialismo dialettico, censorio e hobbesiano, fu la filosofia di riferimento dei comunisti staliniani dopo il 1931. Il chiliasmo messianico comunistico dei radicali è stato, da chi scrive, sottolineato ne L’immagine sinistra della globalizzazione. Critica del radicalismo liberale (p. 779):

borgognone_immagine_sinistra_globalizzazioneImportante sottolineare come i radicali, per dichiarazione stessa di Pannella, rivendicassero, apertamente, la propria internità alla storia del comunismo intesa come soteriologia deterministica, apocalittica e tesa alla unificazione totalizzante della storia e delle comunità storiche, popolari e nazionali, nell’ambito di un monoclassismo cosmopolitico assoluto, ossia slegato da riferimenti e legami identitari collettivi tradizionali (Stato, religione, nazione, famiglia, genere sessuale). In questo senso, esattamente come Karl Marx, Fausto Bertinotti, Toni Negri, Slavoj Zizek, le Pussy Riot e tutta l’odierna masnada comunistica postmoderna, Pannella pensava realmente che il capitalismo e la globalizzazione fossero positivi fattori di totalizzazione di numerose determinazioni (storiche, politiche, sociali, economiche, culturali, religiose) che avrebbero in futuro inverato il comunismo (mentre invece, contrariamente a quel che sosteneva Marx, il capitalismo non produce alcunché, tantomeno il comunismo, al massimo implode).

Il chiliasmo comunistico rivoluzionario di Pannella è perfettamente compatibile con le esternazioni programmatiche, anarchiche, dei fautori della “democratizzazione” della Spagna “falangista” nel 1974. Tra questi, il noto Salvador Puig Antich, giustiziato per omicidio il 2 marzo 1974 e, in definitiva, più esaltato controrivoluzionario anarco-borghese (perfettamente compatibile con l’incedere dei fattori storici, politici, culturali ed economici che di lì a poco avrebbero determinato il crollo del regime nel baratro della «modernizzazione capitalistica», della «democrazia liberale» esemplare per soddisfare i desiderata delle nuove élite transnazionali globalizzatrici e della «movida» per «giovani di successo» e fanatici della Erasmus Society senza confini e illimitata) che non sovversivo antisistemico vero e proprio. Puig Antich e i suoi compari auspicavano infatti, per la Spagna, una “rivoluzione” fondata sui seguenti riferimenti programmatici: «Non lottiamo soltanto contro la dittatura, vogliamo cambiare tutto, abbattere il vecchio mondo e costruire una società senza classi, veramente libera!». La postsocietà, o società postmoderna, o società liquida, culturalmente senza classi sociali e orientata all’antropologia del desiderio capitalistico illimitato, idealizzata e auspicata da Puig Antich nel 1974, è l’involucro politico (e il modello antropologico) da esportazione prediletto dagli strateghi dell’attuale «internazionale democratica» per il cambio di regime, in chiave liberale, liberista, libertaria e, naturalmente, filoccidentale, nei Paesi (Russia, Cina, Iran, Siria, ecc.) in qualche modo resistenti ai processi di colonizzazione cosmopolitica promossi dai teorici della “fine capitalistica” e “progressista” della Storia.

I liberali, sia manifesti (à la Pannella), sia camuffati da comunisti estremisti (à la Puig Antich, Bertinotti o Toni Negri) perseguono lo stesso orizzonte di rimodellamento cosmopolitico e neoliberale della (da loro auspicata) “società globale”. Un rimodellamento conformistico condotto attraverso la “sollevazione culturale antiautoritaria ma ultracapitalistica” di indistinte “moltitudini comunistiche biopolitiche leont'ev_bizantinismo_mondo_slavoglobalizzate”. L’entusiastica adesione, da parte di questi soggetti politici, ai propositi di “democratizzazione radicale” previsti nel novero dei piani americani di “internazionalizzazione” della “democrazia di libero mercato e libero desiderio consumistico a stelle e strisce”, rende chi scrive molto più propenso a scorgere autentici tratti di rivolta politica anticapitalistica e anticonformista nei movimenti e nei partiti descritti da Gabriele Fergola nel libro Storia della destra spagnola (Ciarrapico Editore, 1979) e nell’opera del «genio controcorrente» Konstantin Leont’ev, Bizantinismo e mondo slavo (Edizioni all’Insegna del Veltro, 1986) che non nelle perorazioni libertarie dei pusher di “diritti civili” e “individuali” (riassunti nella triade “gay friendly, droga liberalizzata e femminismo dei ceti neoborghesi”) quali i sostenitori, da George Soros ai pannelliani e fino ai perdigiorno dei centri sociali “okkupati”, della cultura politica radical-libertaria.

Una cultura politica, quest’ultima, secondo cui «il mondo, così com’è, potenzialmente è già comunista» e dunque dev’essere “assecondato”, cavalcando le “opportunità” messe a disposizione dal mercato dei consumi, del divertimento e dei desideri illimitati, al fine di accelerare e “radicalizzare”, attraverso la promiscuità sessuale, le mode americane di vario genere (dalla musica al vestiario ai gusti in fatto di letture, alimentazione e turismo), la confusione ideologica, l’uso smodato di alcol, droghe e nuove tecnologie, i processi di dissoluzione delle residue identità tradizionali interne. Scopo ultimo della citata cultura radicale conformistica di massa è quello di suscitare la summenzionata “sollevazione culturale ultralibertaria e cosmopolitica” dei contestatori conformisti della Erasmus Generation.

In tale contesto, ossia all’interno di un quadro politico di riferimento dove, come afferma il politologo russo Aleksandr Dugin, «sarebbe utile lasciare “la variante anarco-trotzkista di Negri e Hardt alle discussioni di postmodernisti, gruppuscoli marginali, tossicodipendenti e pervertiti”» (P. Borgognone, Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche, Zambon, 2015, p. 50), prende corpo e trova spazio l’attuale penoso pellegrinaggio di potenti della politica di servizio atlantico (da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi), dell’imprenditoria (pubblica e privata) e del “circo mediatico” (Clemente J. Mimun, Vasco Rossi) alla corte dell’infermo Pannella, rappresentazione fisica di un sessantennio abbondante di “battaglie culturali” ultracapitalistiche, filoamericane, filosioniste ed esasperatamente conformiste in questo Paese.

pannella_vascoIl duo politico-mediatico Marco Pannella-Vasco Rossi, attavolato (tra percentuali da capogiro di nicotina ed ettolitri di Coca Cola, bevanda yankee per eccellenza) nella casa romana del leader radicale il 19 aprile 2016, è tra l’altro molto indicativo del ruolo di agente della normalizzazione, tesa all’addomesticamento conformistico delle masse giovanili (e giovanilistiche), esercitato dalla nomenklatura canora di Mtv, da sempre sponda privilegiata per ogni ipotesi di sostegno politico a “democratici”, “moderati” e ultraliberali di ogni sorta.

Il personaggio Vasco Rossi, da tempo immemore elettore pannelliano e “democratico”, è l’esempio più classico del ludico ribellismo individualistico adolescenziale e postadolescenziale come fattore sistemico di narcotizzazione del conflitto e di ogni opzione autenticamente antagonistica rispetto agli assetti costituiti, politici e pubblicitari, di controllo del pensiero delle nuove e vecchie generazioni di postsessantottini che avvertono se stessi quali “rivoluzionari” in quanto cultori di una “vita spericolata” a base di alcol, tresche e amorazzi di provincia, canne e notti in bianco a “sparare cazzate” in compagnia della bottiglia e di quattro amici al bar.

Il “Pannella-Vasco Rossi pensiero” è riassumibile come ripiegamento nel nichilismo individualistico più docile in luogo della ribellione identitaria collettiva, nel culto del fallimento e della disperazione esistenziali del “tossico all’ultimo stadio” travisato per “rivoluzione”, per atteggiamento “contro”, di rifiuto del “sistema”… Naturalmente è l’esatto contrario, non vi è nulla di più esasperatamente domestico, casalingo, salottiero e perfettamente gestibile, quando non direttamente selezionato ad hoc dalle élite del capitale, del ribellismo eternamente adolescenziale del duo spinellatore e sbevazzone Pannella-Vasco, personaggi assolutamente interni alla società dello spettacolo e impegnati, fino all’ultimo tiro di nicotina e all’ultimo whisky, a giocare il ruolo politico di chi lotta non per cambiare le cose, ma per perpetuare gli assetti (neoliberali) costituiti sine die.

D’altronde, lo diceva già Guy Debord ne La società dello spettacolo (tesi 57, p. 78):

debordLa società portatrice dello spettacolo non domina solo per mezzo della sua egemonia economica le regioni sottosviluppate. Essa le domina in quanto società dello spettacolo. Là dove la base materiale è ancora assente la società moderna ha già invaso spettacolarmente la superficie sociale di ogni continente. Essa definisce il programma di una classe dirigente e presiede alla sua costruzione. Nello stesso modo in cui presenta gli pseudobeni a cui aspirare, offre ai rivoluzionari locali i falsi modelli di rivoluzione.

In un’Italia culturalmente terzomondizzata, la “rivoluzione del SerT”, la “rivoluzione” attraverso lo “spinello libero” propugnata da pannelliani e modaioli à la Vasco Rossi come estrema sovversione “antiautoritaria” propedeutica all’instaurazione del “vero comunismo libertario” e dal “volto umano”, non è che il crepuscolare tentativo di una generazione di falliti e conformisti a 360 gradi di pensare  se stessi come qualcosa di diverso rispetto a quello che, dai tardi anni Settanta a oggi, sono effettivamente stati: utili idioti e lacchè del regime liberaldemocratico, cosmopolitico e ultracapitalistico.

La triade valoriale “gay friendly, droga liberalizzata e femminismo dei ceti ricchi” è l’esatto opposto rispetto a un’ipotesi di trasformazione sociale autenticamente e schiettamente rivoluzionaria e antisistemica, che per essere tale dovrebbe articolarsi su di un complesso di riferimenti non compatibili con la cultura politica del capitalismo contemporaneo, ossia sui seguenti punti:

  • Patria (interpretata nell’accezione originale, tradizionale, di popolo come unità organicamente intesa, per citare il celebre filosofo e matematico russo Aleksandr Zinov’ev);
  • Famiglia (intesa come rifiuto della società liquido-moderna, centrata invece sulla dissoluzione, su base pubblicitaria e in nome della “liberalizzazione sessuale” e “di genere”, dei legami affettivi tradizionali);
  • Onore (inteso come riscoperta, a fini comunitari e non speculativi, di valori signorili originari, diametralmente opposti all’odierna idolatria del denaro, dell’acquisizione di beni di consumo e del successo individuale, veicolata all’unisono dai media liberali di larga tiratura, dal ceto politico sistemico e dai teorici della cosiddetta “economia di libero mercato”).

rutelli_cicciolinaSuperfluo, ma assolutamente non sorprendente, in definitiva, sottolineare come i valori di riferimento (oppositivi rispetto all’odierno capitalismo “di terza fase”) conservatori e rivoluzionari al contempo, più sopra indicati, siano stati, da sempre, sprezzantemente rifiutati e combattuti dai vari Pannella, Vasco Rossi e frequentatori dei centri sociali e delle sezioni dei micropartiti di sinistra sopravvissuti al crollo del baraccone metamorfico e clientelare altresì denominato PCI, quali «residui patriarcali», «borghesi» e «autoritari» di un fascismo storico novecentesco in realtà estintosi (e mai più ripresentatosi) in Europa nel 1945. Infatti, sempre ne L’immagine sinistra della globalizzazione (p. 1018), ho a riguardo scritto:

La sinistra, nelle sue varianti liberaldemocratica, radical-libertaria e paleocomunista, combatte strenuamente la destra cosiddetta «reazionaria» (monarchici, clericali, fascisti), quando quest’ultima categoria politica, con i suoi apparati partitici e burocratici, è dileguata a seguito della stagione del Sessantotto, polverizzata dal travolgente incedere del capitalismo speculativo (americano), un capitalismo liberale totalmente incompatibile con ogni soggettività, fondamento storico-culturale e abitudine tradizionalista. Dopo il 1989 infatti, il principale partito della destra in Italia (MSI-DN), allo stesso modo della sinistra (PCI), migrò compiutamente nel campo liberale, e il suo leader, Gianfranco Fini, prese a parlare di «riformismo» e della necessità di dar vita a una «destra progressista». La sinistra combatte una destra estinta sotto i colpi della «modernizzazione ultracapitalistica», antiborghese e antitradizionale del Sessantotto, per legittimare se stessa, presso il ceto medio dei semicolti, come versante culturale dell’odierna accumulazione capitalistica al fine di porre in essere l’apologia (diretta o indiretta) del capitalismo globale e della società liberale (mediante la propria continua autocelebrazione quale “baluardo democratico” contro millantati, e del tutto inesistenti, pericoli e “tentazioni” autoritarie “fasciste e comuniste”).

emma_bonino_abortoIn prospettiva di un ennesimo “25 aprile” celebrato a mo’ di stanco e vuoto rito di periodica “rifondazione” e legittimazione di una sinistra “antifascista” ma pannelliana fino ai più grotteschi eccessi di emulazione mediatica (vedasi la candidatura e l’elezione alla Camera, nelle liste del bertinottiano PRC, dieci anni or sono, di Vladimir Luxuria, degno erede politico “comunista” della “onorevole radicale” Ilona Staller, in arte Cicciolina, approdata in parlamento nelle file del PR nel 1987), le parole di cui sopra si spera possano risultare di interesse al fine di una urgente rimodulazione, su basi autenticamente antagonistiche, dei consolidati canoni valoriali fraudolentemente percepiti come “alternativi” rispetto a una cultura dominante che è tutto fuorché «conservatrice» e «di destra».

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There are 8 comments for this article
  1. Bennnato Bennati at 7:42 pm

    Qualche piccola osservazione su di un intervento che trovo sostanzialmente condivisibile.
    Quando parla di ” capitalismo”, sarebbe bene che l’Autore spiegasse che cosa intende lui per ” capitalismo”, ché ho il sospetto che con questo termine si voglia il più delle volte genericamente intendere l’azione di sfruttamento ( anche selvaggio, occorrendo ) della natura ( nonché degli esseri che a pieno titolo fanno parte di essa ), cosa possibile solo da quando si è perso la nozione di “natura naturans” ( la ” Prakriti ” indù ) per fissare l’attenzione ( rapace ) solo sulla “natura naturata”, quindi da quando si è tagliato i ponti con la Tradizione. Ma se è così , non è tanto questione di capitalismo o non capitalismo, di capitalismo o socialismo ( Chernobil era una centrale atomica sovietica ), ma di un atteggiamento mentale coerente con lo sviluppo scientifico e tecnologico, con la religione del progresso indefinito ecc. ( anzi, dal lato capitalistico , si potrebbe ipotizzare che ove il businnes fosse visto risiedere in attività, mezzi , fini non violentatori della natura, essi potrebbero subire un incremento, a detrimento di tutti gli altri ).
    Alcuni rimedi che sulla fine dello scritto suggerisce l’Autore , sono presentati in forma piuttosto apodittica , non ricollegati ai ben noti canoni tradizionali , per esempio l’auspicato ritorno all'”onore” : esso è un valore Kshatrya, che per quanto certamente condivisibile, presuppone ” valori” di grado potiore , quali sono quelli della casta brahmanica superiore- la contemplazione per es., il tempo scandito dai riti , vedi ad es. il cattolico ” Breviario Romano” ( che trovo bellissimo ) – cui però non mi pare che nello scritto in parola venga minimamente accennato .
    Ritornerò comunque brevemente sull’argomento in relazione ad un testo che sull’argomento stesso mi pare fondamentale, lo studio di Patrick Geay : ” La Révolution française ou le ” triomphe ” de la troisiéme function”, Archè , Milan, 2013.

  2. Bennnato Bennati at 5:59 pm

    Il libro di P. Geay sopracitato , sulla scia dell’opera di R. Guénon ( “La crisi del mondo moderno”, ” Autorità spirituale e potere temporale ) , tratta di quella che potrebbe definirsi la retrogradazione delle quattro funzioni tradizionali ( corrispondenti alla diversità delle nature individuali, quella sacerdotale – Brahmani, sacerdoti – guerriera, amministrativa, giudiziaria – Kshatryas, nobili – mercantile produttiva, Vaishyas, mercanti, borghesi – lavorativa, Shudras lavoratori manuali ), per cui come gli Kshatryas in rivolta si appropriano di prerogative e funzioni che spettano ai sacerdoti, altrettanto- tracciata così la china – fanno i Vaishyas nei confronti dei nobili ( rivoluzione francese ) e quindi gli Shudras nei confronti borghesi ( rivoluzione sovietica ), di grado in grado, lungo questa china, funzioni e prerogative spostandosi dal tipo umano naturalmente abilitato ad esercitarle al tipo umano inferiore , non avente tale caratteristica , con la conseguenza, ogni volta, di un radicale cambiamento del punto di vista con cui vengono considerati i rapporti interpersonali , quelli fra singolo e società, quelli fra uomo e natura, con il cambiamento di valori che ne deriva ( da quelli puramente conoscitivi si passa a quelli fondantesi sopratutto sull’azione, valori come quelli della fedeltà e dell’onore vengono soppiantati dal valore del danaro, l’apparire acquista supremazia rispetto all’essere, la quantità sulla qualità, fino al culto della forza assunta come valore in sé, si tratti del principio di maggioranza delle competizioni elettorali, degli spettacoli sportivi ecc . )
    Con la caduta dei regimi comunisti, quelli degli Shudras, la confusione nell’esercizio delle funzioni, tutt’altro che lasciare il passo se non alla ricostituzione di un ordine tradizionale, a qualcosa che da lontano potesse assomigliargli, ha raggiunto il massimo, ognuna delle tre funzioni superiori potendo essere esercitata, e di fatto essendolo, da chiunque, quale che sia il tipo umano di appartenenza, e il più delle volte ( sono i risultati a parlare ) da quello sbagliato , per cui nessuna meraviglia se chi governa venga spesso, troppo spesso accusato di ” rubare” ( perché evidentemente è il denaro il mobile che esclusivamente lo muove, caratteristica tipica dei
    Vaishyas , ma anche degli Shudras quando cercano di acquisire modelli ” borghesi” ); ovvero se la banca cui avevi fiduciosamente affidato i risparmi, te fa perdere ( perché altrettanto evidentemente la funzione economica non viene più esercitata da chi dovrebbe esercitarla – magari si trattasse di veri ” capitalisti” , che insieme al proprio , aumenterebbero il capitale dei loro investitori ! – ma dagli Shudras che la “democrazia”, la ” politica ” , l’affluent society ” di marca americana, ha messo in circolazione , senza possibilità di poterli riconoscere e scansare , tutti, nella istruzione ricevuta e nel condursi, essendo , esteriormente, assolutamente identici a tutti ); ed analoghe considerazioni potrebbero farsi rispetto a tutte le altre funzioni sociali, dalla scuola ( avete mai visto quelli che una volta si chiamavano con una certa pomposità, ” docenti” e “discenti”, manifestare per istrada in ” sciopero” , fischianti, urlanti, e vi sembrano diversi da qualsiasi altri tipo di esagitati scesi a far casino in piazza ? ) , alla giustizia ( scivolante sempre più all’ingiù a velocità accelerata, non malgrado, ma grazie alle ” riforme” di cui , ossessionalmente, a getto continuo- e la certezza del diritto ? – è fatta oggetto ), alla sanità ( negli ospedali – la tv , troppo spesso, ci dice – che si muore di cose di cui si riteneva di non morire ), ecc. ecc.
    Devo dire però che ho recentemente rinvenuto fra vecchi libri in vendita su di una bancarella ( cerco per lo più i libri di prima , perché fra quelli che stampano adesso generalmente non trovo argomenti di mio interesse ) una autobiografia di un ufficiale pilota italiano che comandava un gruppo di aerei da bombardamento in Africa settentrionale durante la seconda guerra mondiale, Sergio Flaccomio , classe 1915, dal titolo ” I Falchi del deserto ” , edizione Longanesi datata 1964 ed ho avuto la piacevole sorpresa di trovarmi di fronte ad una persona che per idealità legate al suo status di ufficiale, per sentimenti, per coraggio, per sprezzo della sua stessa individualità di fronte al pericolo, per senso del dovere ( figurarsi che per colpire le postazioni inglesi, sicuri di fare centro, lui e i piloti del suo gruppo , dovevano gettarsi in picchiata su queste postazioni, giungendo fino a pochi metri da terra, sganciare la bomba, e riprendere quota, il tutto sotto il fuoco nemico ) era un vero Kshatrya , un cavaliere nobile e antico vivente in pieno “900 . Ce ne saranno più ?

  3. Bennnato Bennati at 3:28 pm

    DEMOCRAZIA
    Un Saggio allevava un branco di scimmie.
    Caduto in stato di bisogno, si vide costretto a razionare la quantità di carrube che loro dava quotidianamente per alimentarsi.
    Da oggi , disse loro, vi darò per ciascuna tre carrube la mattina e quattro , la sera, siete d’accordo ?
    Le scimmie si rizzarono tutte , molto arrabbiate.
    Il Saggio disse loro : ” allora avrete ciascuna quattro carrube la mattina e tre alla sera, vi va bene ?”.
    Soddisfatte che si era tenuto conto del loro malcontento, tutte le scimmie si risdraiarono per terra, contentissime.
    E’ così che si guadagnano gli animali.
    Il Saggio allo stesso modo guadagna i poveri bischeri umani…
    ( libero adattamento mio personale da ” I padri del Sistema Taoista” del R.P. Leon Wieger , Cathasia 1950 ).

  4. BENNATO BENNATI at 4:29 am

    Ho trovato all’usato e sto rileggendo ( l’avevo già letto molti anni fa nella traduzione italiana pubblicata dalle edizioni Arktos ) di Guénon ” Le theosophisme, histoire d’una pseudo – religion” ( Editions Traditionelles, 1965 ), che l’antico possessore ha qua e là ( criticamente ) chiosato con riferimento alle innovazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II ° che, a suo avviso, in qualche modo, potevano essere state influenzate ( anche, ritengo all’insaputa dei loro stessi patrocinatori ) dalle idee a suo tempo divulgate da Helena Petrowna Blavatsky e dalla sua ” Società Teosofica”.
    Quanto a me , procedendo nella lettura, essendo assodate le relazioni di Madame con Mazzini, Garibaldi – era con lui a Mentana, dove rimase gravemente ferita – come pure l’influenza che ebbe nell’affermarsi del socialismo, cerco di capire se vi sia un filo più o meno segreto che la lega alla contemporaneità e ai suoi movimenti di ” liberazione” , della donna , dei ” gay” ecc. , al laicismo e al “relativismo” imperanti ( si dice che in una occasione se ne sia uscita con l’affermazione ” né Dio né Padrone”, così manifestamente confondendo , lei, che aveva pretese di esoterismo, lo stato di chi ha raggiunto la “Realizzazione ” iniziatica e quindi la ” Liberazione”, con quello di chi non le ha raggiunte, per cui ” Dio e Padrone” eccome se esistono ancora!! ), alla mentalità “radicale” , in particolare, a Pannella ( Dio lo perdoni , ora che non c’è più, e ne apprezzi i lati migliori ), e al partito da lui fondato, che, al di là della consistenza numerica, tanta influenza ha avuto, ha, e tutto lascia credere che continuerà ad avere appunto sulla contemporaneità , e, siccome partito transnazionale , non solo nel nostro Paese ( divorzio, aborto , eutanasia, nozze ed adozioni gay e chissà quant’altro ancora ).
    Siccome sembra non essere mai stato chiarito “chi” precisamente fosse ad ispirare la Blavatsky ( anche se si può essere certi che il burattinaio in ultima istanza è sempre lo stesso ed è chi sappiamo ) , la risposta a tale quesito, una volta che sia dipanato il filo in questione, ci dà anche la risposta circa l’origine delle influenze che stanno al base di quel processo di dissoluzione che giorno dopo giorno, purtroppo, dobbiamo constatare avere colpito la società, il mondo che ci circonda, le stesse individualità.

  5. Bennnato Bennati at 5:20 pm

    Alla mentalità radicale va opposto l’insegnamento dei saggi taoisti ( da ” Les Pères du Système Taoiste ” , sopracitato ) :
    ” Non bisogna pensare che nelle cose umane non esistano gradi, subordinazioni, successioni. Vi è un ordine naturale fondato sulla relazione reciproca del cielo e della terra e sull’evoluzione cosmica. Il sovrano è superiore al ministro, il padre ai suoi figli, i fratelli maggiori ai cadetti, i vecchi ai giovani, l’uomo alla donna, il marito alla moglie, perché il cielo è superiore alla terra. Nel ciclo delle stagioni, le due stagioni produttive precedono le due stagioni improduttive; ciascun essere passa per le due fasi successive di vigore e di declino; ciò per il fatto della evoluzione cosmica; e per conseguenza, i genitori hanno la supremazia nella famiglia; alla corte è il rango che primeggia; nei villaggi i vecchi sono onorati, negli affari ci si rimette al più saggio. Mancare a queste cose, sarebbe mancare al Principio, le cui regole sono delle conclusioni.

  6. Bennnato Bennati at 3:18 pm

    SENZA COMMENTO .
    “Gli uomini di condizione demoniaca non conoscono le leggi dell’agire e del non agire: in loro non si trovano purezza né comportamenti appropriati né veridicità. Essi affermano che l’universo non abbia una Verità né un Fondamento, né che esista un Signore: affermano che non vi sia connessione tra causa ed effetto e che tutto sia dominato solo dalla casualità. Soggiogati da desideri insaziabili, resi folli dall’ipocrisia e dall’arroganza, inebriati nel proprio smarrimento, seguono sempre propositi impuri. Poiché sono dediti alla gratificazione dei sensi e poiché sono convinti che fare questo sia il massimo piacere possibile, essi sono dominati da un’irrequietezza che ha fine soltanto con la morte“.

    (Bhagavad Gītā, XVI, 7-11)

  7. Bennnato Bennati at 6:34 pm

    CORANO 6 , 112 :

    Dio , esaltato sia, afferma ” NOI SUSCITIAMO DEI NEMICI A CIASCUN PROFETA, DEI DEMONI SCELTI FRA I GINN E GLI UOMINI CHE SI SUGGERISCONO RECIPROCAMENTE DELLE BELLE PAROLE INGANNEVOLI : SE IL TUO SIGNORE L’AVESSE VOLUTO, ESSI NON L’AVREBBERO FATTO.
    PRENDI LE DISTANZE DA ESSI E DALLE LORO MENZOGNE “.

  8. Bennnato Bennati at 3:49 pm

    Dai ” VISHNU PURANA indù con riferimento al ” Kali Yuga”, il tempo delle tenebre:
    “…Coloro che posseggono abbandoneranno l’agricoltura e trarranno i mezzi per vivere da professioni meccaniche, i capi, sotto pretesti fiscali, deruberanno e spoglieranno i loro sudditi…La moralità e la legge diminuiranno di giorno in giorno finché il mondo sarà totalmente pervertito e l’empietà trionferà fra gli uomini. Movente della devozione sarà solo la salute fisica, solo legame fra i sessi sarà la passione. La falsità sarà l’unica via al successo. La terra sarà venerata solo per i suoi tesori materiali. Le vesti sacerdotali sostituiranno la qualità del sacerdote. I matrimoni cesseranno di essere un rito e le norme che legano un discepolo ad un maestro spirituale non avranno più forza. Colui che possiederà e distribuirà più denaro, sarà padrone degli uomini i quali concentreranno i loro desideri nel procurarsi anche disonestamente la ricchezza. La gente avrà timore della morte e delle carestie e solo per questo conserverà un’apparente religiosità. Le donne ….saranno egoiste, abiette, mentitrici e si attaccheranno ai dissoluti. Esse diventeranno oggetto solo di soddisfacimento sessuale ….”.

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