Le nostre tradizioni ancestrali: l’uomo e il toro
di Enrico Galoppini
Ci sono tradizioni dei popoli del sud Europa la cui origine rimanda alla notte dei tempi. Anche a Siena, prima del Palio, si tenevano, nella Piazza del Campo, delle “cacce ai tori”.
Giuro che quando uno degli intervistati in questo film-documentario sull’Encierro di Pamplona spiega che cosa vuol dire fare un buon encierro mi sono commosso come quando vedo il Palio. Pochi secondi, sette… otto al massimo, e tu sei lì che corri davanti al toro, alla sua stessa velocità, leggermente defilato ma non ai lati della strada dove s’ammassano gl’inesperti e i pavidi; guardi avanti e guardi indietro e sei come in un flusso, sospeso in una sensazione d’eternità. Dev’essere indescrivibile. Un’esperienza che t’impone un salto di livello. Quando poi senti che c’è chi è quasi morto e poi ritorna a correre, beh, capisci che questa cosa non può essere ridotta ad una polemica sui “diritti del toro”. Come a Siena, dove anche se sono cavallo e fantino a correre per tutti qualcuno prova a privare l’uomo di un suo diritto: quello a trascendere una condizione ordinaria che, ironia della sorte, lo rende più simile ad un bovino che ad un essere assetato d’infinito.