La “prima” alla Scala: sempre le solite palate di “fango culturale”

di Spectator

giovannaPer rendersi conto a quale impudenza possono arrivare certi “addetti alla cultura”, proprio mentre dovremmo stringerci attorno alla Francia e ai suoi “valori”, non si può fare a meno di perdere quattro minuti per ascoltare le parole di Moshe Leiser, coautore del nuovo allestimento del Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi andato in scena alla “prima” della Scala.

Evidentemente, per Lorsignori, i “valori” della Francia (e dell’Occidente) sono diversi da quelli rappresentanti dalla Pulzella d’Orléans… Giovanna d’Arco come un “jihadista”? Ma dove attingono la loro “cultura”? Da Charlie Hebdo?

Giovanna d’Arco – la Pulzella d’Orléans, Patrona di Francia secondo la Chiesa Cattolica – fu beatificata nel 1909 da Pio X, canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, e rappresentata come folle nevrotica nel 2015 da Moshe Leiser, in occasione della “prima” del Teatro alla Scala di Milano.

Nel cuore della città di S. Ambrogio, nei giorni delle festività dedicate ad Ambrogio ed alla Vergine, nonché al principio di un Giubileo straordinario indetto dal Papa, le autorità ed i maggiorenti della società civile milanese e italiana plaudono alla pubblica, blasfema e calunniosa dissacrazione di una delle principali figure della spiritualità europea:

“È la storia di una ragazza che vuole uscire dall’anonimato, che vuole una vita di gloria donandosi a Dio, e che di conseguenza non può avere una relazione normale con un uomo – in questo caso, Re Carlo: ciononostante, va a letto con lui e diviene peccatrice. Deve pentirsi, e perciò va sul rogo, morendo alla fine di consunzione. […] Questa cosa di Giovanna, o dei “jihadisti” di oggi […] è una cosa molto mortifera. […] Questa è l’oppressione della religione, ed è ciò che ha distrutto questa ragazza: tutto è successo nella sua testa, tutto è una sua illusione, un suo fantasma”. “È un padre che ha sbagliato l’educazione di sua figlia”…

leiserSi guardino bene le facce di chi, senza timore d’essere contraddetto, sentenzia su quel che non può e non potrà mai capire. Si guardi specialmente l’espressione di quello che sta zitto e gode alle parole dell’altro che parla. Guardatele, e meditate. Si somigliano tutti: sono le stesse facce dei redattori di Charlie Hebdo, quelle del “nuovo filosofo” recentemente passato a miglior vita. Sono le facce di chi non rispetta più nulla e pensa che tutti siano come lui, dissacratori e linguacciuti.

Su questo triste spettacolo ci ha inviato una nota il prof. Cardini, che di Giovanna d’Arco s’è occupato parecchio (e bene): «Su Giovanna ne avevano dette di tutti i colori: qui si tratta di Schiller che aveva letto di corsa Voltaire e che è stato poi rimaneggiato da legioni di patriottardi postgiacobini prima che arrivassero i medici e gli psudomedici positivisti a cercare la ragione delle visioni di Giovanna in questa o in quella malattia mentale; per il resto, questo è un brutto Verdi, che è già brutto anche quando dicono sia bello; poi ci vanno messi i media, la Scala, tutti vestiti a festa, la civiltà del vedere e dell’esser visti. Alla povera ragazzina di Domremy ho dedicato molto tempo, alcuni anni or sono: e non ci ho capito niente. Vedo ora di essere in “buona” compagnia, ma è una compagnia della quale avrei fatto volentieri a meno».

 

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