La politica araba ed islamica italiana che fu…

di Enrico Galoppini

Finalmente ho risistemato la mia biblioteca…

Tra i pezzi forti c’è senz’altro la serie di annate complete dal 1931 al 1941 della rivista “Oriente Moderno”. Si tratta della rivista dell’I.P.O., Istituto per l’Oriente, inaugurato a Roma nel 1921 con l’obiettivo di favorire la conoscenza dell’Oriente, in particolare quello arabo e musulmano.

Sulla rivista venivano pubblicati saggi di cultura e di politica internazionale, ed anche utilissime rassegne stampa dai vari giornali arabi, in un’epoca che vedeva l’Italia proiettare la propria politica estera, allargando la sua sfera d’influenza, in quei territori sottoposti all’ipocrita istituto dei “mandati” britannici e francesi.

A detta di diversi studiosi non italiani della materia, “Oriente Moderno” resta a tutt’oggi, benché ospitante scritti in una lingua poco conosciuta, una delle fonti privilegiate per capire approfonditamente le questioni arabe ed islamiche di quegli anni.

La rivista ed anche l’Istituto esistono ancora oggi, ma tutto è cambiato, in quanto nel dopoguerra, col passare degli anni, “Oriente Moderno”, oltre a perdere la cadenza mensile, si è trasformata in una delle tante rassegne di studi arabi ed islamici senza più alcuna attinenza con la politica araba ed islamica del governo italiano, il quale d’altronde dagli anni Novanta in poi ha praticamente rinunciato a praticarne una autonoma. L’Istituto, che conserva materiali d’indubbio interesse per gli studiosi, versa in condizioni sempre precarie, mentre la rivista mi risulta venga oggi pubblicata dalla Brill di Leida, che sarà sì prestigiosa, ma non è italiana.

Insomma, nulla è rimasto degli anni in cui su “Oriente Moderno” uscivano note polemiche contro le mene anglo-francesi nel Levante, saggi sulla geopolitica del petrolio o addirittura “revisionisti” rispetto alla politica praticata dalle “grandi democrazie”. Un’accademia al servizio degli obiettivi di politica estera dell’Italia è oggi qualcosa d’inconcepibile, in tempi nei quali però non si trova nulla da eccepire se il “mondo delle imprese”, imprese sempre meno italiane, detta legge nell’accademia…

 

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