Ancora su “intimidazioni e aggressioni”: ordinarie scene di “antifascismo militante”

di Enrico Galoppini

Siamo alla fine degli anni Novanta. C’era stata da poco la “svolta di Fiuggi” che aveva sancito il passaggio dall’MSI-DN ad Alleanza Nazionale. La “destra” cominciava il suo viaggio verso la “rispettabilità”, guidata da quel Gianfranco Fini che l’avrebbe condotta ai saldi finali. Ma Fini (l’ex “fascista del Duemila”!) non era quello che sembrava a troppi missini, né si può sensatamente pensare di ridurre il Fascismo storico (1922-1945) alla “destra” di un regime parlamentare di un’Italia sconfitta e dunque schiavizzata. Ma queste sono altre storie che l’amico Maurizio Barozzi ha dettagliatamente spiegato nei dettagli.

Quello che avvenne sul finire degli anni Novanta (era il settembre del 1999) all’Università di Pisa non fu altro che uno dei milioni di episodi nei quali l’intimidazione e l’aggressione, col pretesto dell'”antifascismo“, provocò l’annullamento di un evento culturale previsto nell’aula magna della Sapienza di Pisa, organizzato in occasione della posa di una lapide commemorativa del filosofo Giovanni Gentile, che nell’ateneo pisano aveva pure insegnato avendo persino ricoperto l’incarico di rettore della Scuola Normale. A parlare erano stati invitati (credo da un gruppo universitario “di destra”): il nipote di Gentile, anch’egli di nome Giovanni e direttore della casa editrice fiorentina Le Lettere, Mario Cervi, Mario Bernardi Guardi e Franco Cardini. Un manipolo di “studenti antifascisti”, facendo un baccano assurdo davanti all’ingresso dell’aula ed agitando dei fumogeni (ma guarda un po’!), impediva l’accesso alla medesima, mentre i convenuti per ascoltare i relatori cambiavano aria per non passare guai.

Un successo dell’antifascismo, non c’è che dire! L’ennesimo, grazie alla connivenza dei soliti struzzi che vedono la violenza solo da una parte. Per non parlare della lapide, oggetto di un tira e molla surreale, considerata la demenzialità di un testo che, unico del suo genere, mirava a stigmatizzare il personaggio celebrato anziché onorarlo. Non so se questa lapide sia stata posta o meno, fatto sta che anche quella volta si ripeté un film già visto troppe volte in uno spazio pubblico, per definizione di tutti gli studenti, e non solo di quelli col “bollino rosso”.

(*) Nella foto: Lapide nei pressi della tomba di Giovanni Gentile, Basilica di Santa Croce a Firenze.

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