Presidenziali francesi: battuta d’arresto per tutti i populismi
di Michele Rallo
Non ci avrei mai creduto: i francesi, gli stessi francesi che nel 2005 avevano clamorosamente spernacchiato l’Unione Europea bocciando al referendum la sua Costituzione, nel 2017 hanno – altrettanto clamorosamente – affidato le chiavi dell’Eliseo al più europeista dei concorrenti, al più globalista, al più mondialista, al più immigrazionista, al più arcigno assertore delle ricette reazionarie dell’alta finanza: Emmanuel Macron, il ragazzino (con vegliarda al seguito) che si è formato alla scuola della Banca Rotschild; il Ministro le cui riforme sono state talmente impopolari da costringere il Governo a vararle con una speciale procedura, senza passare per un voto del Parlamento. Un Monti parigino, come il nostro vocato alle misure più draconiane, come il nostro obbediente alle parole d’ordine che giungono da Berlino e da Francoforte.
Eppure, nonostante tutto ciò, gli elettori d’oltralpe hanno scelto lui e non l’accattivante Marine Le Pen, la nuova “Marianne” che così bene sembrava interpretare l’anima del popolo francese. I “cugini” di Parigi se ne pentiranno per quanti capelli hanno in testa, e Macron terminerà il suo mandato – se non sarà cacciato prima – con una impopolarità addirittura maggiore di quella del suo sfigatissimo predecessore.
Ma il punto non è questo. Il punto è che la marcia delle forze sovraniste-populiste – che sembrava inarrestabile – si è fermata; che quelle forze, almeno per i prossimi anni, giocheranno soltanto il ruolo di principale opposizione ai “partiti unici” dell’Unione Europea; e che l’UE avrà ancora davanti a sé un cospicuo lasso di tempo per distruggere l’identità e per annientare gli interessi dei popoli europei. Dal guazzabuglio del mondialismo immigrazionista e del globalismo finanziario si sono tirati fuori soltanto i popoli anglosassoni. Austriaci, olandesi, francesi – e speriamo che ci si fermi lì – sono stati ad un passo dal liberarsi, ma si sono fermati all’ultimo momento.
Come mai? Semplice, a mio modo di vedere: perché hanno avuto paura di quello che la macchina propagandista dei poteri forti ha dipinto come un salto nel buio. Nessuno – naturalmente – ha avuto il coraggio di difendere l’assetto attuale, ma giornali, televisioni, opinionisti stipendiati e pensatori senza idee sono stati convincenti nel martellare il leit-motiv secondo cui fuori dall’Unione Europea le cose sarebbero andate ancora peggio. E la maggioranza dei francesi – come ieri degli austriaci e degli olandesi – ci ha creduto.
Colpa dei nemici, brutti e cattivi? No: colpa dei partiti populisti, bravissimi nell’illustrare le cose che non vanno (e in primo luogo una immigrazione oramai fuori controllo), ma del tutto carenti nella elaborazione di un compiuto progetto alternativo ai nefasti equilibri odierni. Quando Marine Le Pen – per non restare nel vago – dice che vuole chiudere le porte all’immigrazione, ha chiaramente il consenso della maggioranza del popolo francese. Idem quando dice di voler fermare il massacro sociale. Ma non quando dice di voler uscire dall’UE e dalla NATO: e non perché i francesi siano contrari, ma perché la bella Marine non convince su una valida alternativa agli attuali assetti europei e ai meccanismi di difesa comune. Quando parla di sovranità monetaria ha il consenso di buona parte dell’elettorato, che però perde quando non spiega come la sovranità monetaria si ottenga con la nazionalizzazione del sistema bancario, e come tale sovranità possa essere difesa – con successo – dalle contromisure della finanza speculativa. E così via di seguito.
Non voglio essere ipercritico verso i partiti sovranisti-populisti. In molti casi, basterebbe adottare le loro ricette-base (chiudere le frontiere, tornare alle monete nazionali, rifiutare le regole dei mercati) per ottenere concreti e consistenti vantaggi per i rispettivi paesi. Ma spesso questa essenzialità di programmi presta il fianco alla propaganda degli avversari: i populisti non hanno le idee chiare, parlano alla pancia della gente, non si rendono conto che alcuni fenomeni sono ineluttabili, che l’immigrazione non può essere fermata, che ci si deve rassegnare ai licenziamenti, alle pensioni da fame, ai cumuli di immondizia e ai malati nelle corsie degli ospedali.
È, questo, l’ultimo e, per il momento, vincente strumento di chi vuole strangolare i nostri popoli, di chi vuole succhiare il sangue delle nostre nazioni. I partiti populisti e sovranisti devono rendersene conto e devono attrezzarsi per contrastarlo. Un robusto supplemento di studio e di analisi non farà certo male al Front National francese, al FPO austriaco, al PVV olandese, all’AFD tedesca, o anche all’alleanza Lega-Fratelli d’Italia.
Altrimenti, ci si dovrà rassegnare al ruolo di eterni secondi, lasciando al primo Macron di turno (o al primo Renzi, o al primo Tsipras) la possibilità di prendere per mano i nostri Stati Nazionali e di condurli al patibolo della “società aperta”.