Il pericolo del “takfirismo”: intervista all’Hujjatalislam Abbas di Palma
a cura de Il Discrimine
Il 23-25 novembre 2014 si è tenuta, a Qom (Iran), una Conferenza Internazionale sui pericoli del “takfirismo”. Il Discrimine ha presentato la relazione inviata per l’occasione da Enrico Galoppini. Per saperne di più sulla conferenza e gli argomenti affrontati, abbiamo posto alcune domande all’Hojjatalislam Abbas Di Palma.
L’Hujjatulislam Abbas Di Palma si è laureato in “scienze islamiche” presso l’Islamic College for Advanced Studies di Londra ed ha studiato le scienze islamiche tradizionali presso le hawzat ‘ilmiyya (circoli sapienziali o più semplicemente seminari) di Londra, Damasco e Qom. È attualmente presidente dell’Associazione Islamica “Imam Mahdi” e responsabile del Centro Islamico “Imam Mahdi” a Roma. È stato autore e traduttore di vari testi sull’Islam, alcuni dei quali sono attualmente in fase di stampa.
Purtroppo in giro vi sono idee assai confuse sull’Islam e le sue contraffazioni. Può spiegare al lettore non specialista quali sono i caratteri salienti dell’ideologia “takfirita”?
Il “takfirismo” è un’ideologia che, come dice il nome, si basa sulla pratica del “takfîr” o perlomeno che la ritiene una componente essenziale del proprio credo e assetto ideologico nonché del modo di agire dei suoi adepti. Il “takfîr” [nome verbale del verbo kaffara: ritenere qc. miscredente, NdR] è un termine arabo che viene utilizzato per indicare una ‘scomunica’ che viene applicata nei confronti di un soggetto dichiaratosi appartenente ad una religione diversa dall’Islam dopo esser stato musulmano. Come è noto, in ambito islamico, non esiste una chiesa così come viene intesa in termini cattolici e di conseguenza la suddetta dichiarazione non possiede alcun valore canonico. Detto questo, è pur vero che nell’Islam, così come nel disegno del monoteismo e della profezia più in generale, esistono dei parametri entro i quali il credente è tenuto ad identificarsi. La mancata identificazione con questi parametri, però, non legittima la scomunica arbitraria proveniente da parte di un settore della comunità islamica. Ciò significa che il soggetto avente gravi problemi dottrinali viene di fatto escluso dalla comunità dei credenti “per principio” e non per mezzo delle inferenze e espressioni azzardate degli uomini. Purtroppo la pratica del “takfîr”, sostenuta e sobillata dai paesi occidentali ormai da qualche secolo, è penetrata in alcuni ambienti della comunità islamica facendo proselitismo tra le masse ignoranti delle società musulmane e questo ha portato ad orrende conseguenze quali decapitazioni di innocenti, stupri e massacri di ogni genere.
La confusione regna sovrana anche al riguardo di altri termini come “salafita” e “wahhabita”. Ed anche “fondamentalista” e “integralista” vengono usati un po’ a casaccio. Per non parlare di “jihadista”. Potrebbe sinteticamente fare chiarezza al riguardo e, se possibile, stabilire se il “takfirismo” è un esito implicito delle suddette posizioni?
Il problema della terminologia è assai preoccupante in quanto è anche attraverso di esso che i centri di potere riescono ad inculcare le masse con idee e nozioni da questi premeditate. Ogni termine, ovviamente, ha un’etimologia, un origine e un significato ben precisi; comunque l’utilizzo che ne viene fatto spesso diverge dall’intenzione avuta durante la sua coniazione in ispecie quando il suddetto utilizzo è vincolante per gli scopi politici di grandi potenze. Ancora più inquietante è quando l’utilizzo di un dato termine è stato denudato di un significato sacro, come può essere il caso dei termini “Islâm” e “Jihâd” da cui si sono ricavati i beceri aggettivi di “islamista” e “jihadista”, poiché ciò non comporta soltanto una contraffazione del significato originale e quindi un semplice inganno, ma anche un’inversione di percorso, non più mirato agli obiettivi beati e celesti delle sfere più nobili dell’esistenza di cui i termini sacri ne sono un’indicazione palese, ma che si allontana sempre di più da essi lasciando girovagare l’uomo nella perdizione e dannazione ben lungi da pace, felicità e serenità. Il takfirismo è stato il mezzo principale usato in ambiente islamico atto a distorcere la sacralità e, di conseguenza, la finalità, dei termini religiosi. È possibile che molti aderenti a questo movimento abbiano agito in tal senso inconsciamente e che essi siano stati usati solo come una pedina nelle mani della vera arroganza mondiale che purtroppo proviene dal nostro mondo, geopoliticamente parlando, ma ciò non giustifica l’ignoranza in alcunché. Iddio ha fatto dono dell’intelletto a tutti e non è un caso che una nobile tradizione reciti: “Due unità di preghiera di colui che sa valgono più di settanta unità di preghiera di colui che non sa”.
Perché l’ideologia del “takfirismo” costituisce un grave pericolo per tutti i musulmani?
Il takfirismo è un pericolo per tutti i musulmani è questo è evidente dopo aver testimoniato le aberrazioni disumane perpetrate dai suoi aderenti le quali hanno sbalordito il mondo intero, anche se nei fatti, senza voler fare nomi, qualcuno prima di loro ha compiuto oscenità analoghe che però non sono mai state trasmesse completamente attraverso mezzi di informazione. Sconfessare un musulmano in nome dell’Islam e senza alcuna autorità legittima, dichiarare lecito versare il suo sangue e appropriarsi dei suoi beni finendo col trattarlo peggio di una bestia destinata alla macellazione, che comunque nell’Islam necessita anch’essa di gradi di rispetto, sono tutti fattori che dovrebbero stimolare un minimo di coscienza in un essere umano degno di tale nome. Quello che purtroppo succede in alcuni soggetti è che la loro anima vuota si maschera con il volto dell’esuberanza, magari motivato dalla ricerca di quella soddisfazione mancata e ricercata in atti di culto vuoti di spirito e carenti di vera guida; l’esuberanza si muta poi in follia giungendo così ad un punto di non ritorno sia per corpo, mente e spirito. Il grande pericolo per i musulmani è dunque non solo l’isteria omicida che viene coltivata in questi individui, ma anche la diffusione delle sue cause interiori ossia un’adorazione d’Iddio scevra di contenuto reale ma contaminata da elementi psichici ed emotivi di svariata provenienza.
Quali sono stati i contributi più rilevanti della Conferenza di Qom?
La conferenza sul takfirismo tenutasi nella città santa di Qom è stata sicuramente un’occasione benedetta per la riflessione e il confronto contro questo morbo, proveniente dall’esterno, che ha infettato la comunità islamica. Credo che ivi ci siano stati interventi molto utili ed interessanti, soprattutto quando si è detto che il takfirismo non è un semplice movimento politico poiché ha delle basi dottrinarie e quindi deve essere combattuto anche dottrinalmente. Non si può semplicemente relegare il fenomeno del takfirismo ad un movimento storico o politico, ma se ne devono considerare anche le deviazioni dottrinarie, le quali vengono utilizzate come giustificazione per legittimare ‘scomuniche’, decapitazioni e quant’altro. Gli interventi del grande Ayatollah Makarem Shirazi e del grande Ayatollah Ja’far Subhani hanno colto questo importante punto parlando anche di principi teologici quali l’intercessione divina, la conoscenza dell’occulto e la visita alle tombe e ai mausolei, concezioni rigettate dai takfiriti, seppur accettate per secoli dai musulmani sin dall’alba dell’Islam, le quali rappresentano alcune cause intermedie delle loro uccisioni nei confronti di altri musulmani. Degna di nota, oltretutto, è stata la menzione di un versetto coranico citato da molti relatori ove è detto: “Chi uccide intenzionalmente un credente avrà il compenso dell’inferno dove rimarrà in perpetuo; su di lui l’ira e la maledizione d’Iddio e avrà un doloroso castigo” (4:93). È chiaro dunque che l’unica via di uscita per un takfirita onde giustificare le proprie malefatte sia la ‘scomunica’ nei confronti dell’altro ed è per questo che in essa viene riposta molta enfasi da parte dei suoi fautori.
Perché, secondo Lei, una simile iniziativa è stata patrocinata da ambienti religiosi sciiti iraniani? Che risposta c’è stata negli ambienti sunniti?
L’iniziativa di questa conferenza, la prima del genere tenutasi nella città santa di Qom, è stata patrocinata direttamente dal grande Ayatollah Makarem Shirazi, noto teologo, giurista ed esegeta sciita, ma l’affluenza di sapienti provenienti dal mondo sunnita è stata comunque massiccia. Ciò a dimostrazione del fatto che il mondo sunnita differisce dal takfirismo, che è stato invece condannato categoricamente da tutti i presenti alla conferenza. Grazie a Iddio nella Repubblica Islamica dell’Iran è possibile tenere questo tipo di eventi ad alto livello internazionale, cosa che purtroppo è difficile fare dalle nostre parti in quanto la situazione culturale, sociale e politica sono un’aggravante non indifferente per l’organizzazione di simili eventi. In generale, la risposta avuta dagli ambienti sunniti innanzi alla presente crisi è stata più che soddisfacente a Qom, città sciita per eccellenza; lo stesso purtroppo non possiamo dire delle autorità vaticane, soprattutto dopo aver constatato le dichiarazioni del Pontefice il quale ripetutamente ha esortato i sapienti musulmani a prendere una ferma posizione contro il terrorismo e a difendere le minoranze cristiane nel Vicino Oriente come se non lo avessero mai fatto. Con rammarico abbiamo letto queste dichiarazioni ben coscienti del fatto che i musulmani hanno difeso non solo i loro correligionari ma anche i villaggi cristiani liberandoli dalle mani dei terroristi ovunque sia stato possibile, donando il proprio sangue e le proprie vite. Quello che ci aspettiamo da un’istituzione religiosa e millenaria come la Chiesa è un po’ più di coerenza e di vicinanza con “coloro che riconoscono il Messia in Gesù figlio di Maria”. Si tratta di una critica fatta senza spirito polemico ma speriamo serva a qualcosa.
Qual iniziative educative, in ambito islamico, potrebbero essere intraprese per evitare il proselitismo di “cattivi maestri”?
Quando si offre alle persone acqua sporca, questi la berranno per colmare la propria sete, ma se si offre loro sia acqua sporca che pulita, questi prenderanno l’acqua pulita. Presentare il puro Islam è interesse di tutti, musulmani e non-musulmani, ma quando ciò non avviene si lascia ingresso libero alle predicazioni degli ignoranti e questo è quanto è avvenuto sotto agli occhi di tutti. Certo, l’Islam fa paura a chi lo detesta e allora si cerca di presentarlo e diffonderlo in una guisa ben lontana dalla realtà affinché le masse lo abbiano in odio. Tale tranello ha quindi contribuito alla diffusione del takfirismo e alla presentazione dei suoi fondatori ufficiali, dei sostenitori, degli apprendisti e dei veri e propri militanti. Per risolvere il problema, cercare l’aiuto di realtà spiritualmente morte è abbastanza autolesionista poiché risiede proprio lì la radice del problema. D’altra parte è anche vero che cercare di presentare la spiritualità in una società che cerca in tutti i modi di ucciderla rimane comunque impresa ardua. Innanzi alla suddetta situazione non vi è altra scelta che riconoscere la propria incapacità, affidarsi a Iddio, avere pazienza ed agire con una saggezza proveniente dall’alto, non per mezzo di noi stessi. Se vi fosse anche una piccola élite in grado di sviluppare questa coscienza fino in fondo, forse si potrebbe fare qualcosa pure su larga scala. Se non è possibile, non è concesso darsi per vinti ed è doveroso continuare con la preservazione della dottrina e della prassi islamica con i mezzi a disposizione possibili e necessari.
Ritiene che il “takfirismo” costituisca un problema anche per la giovane comunità islamica italiana?
Il takfirismo è un problema per tutti noi, uomini e donne, giovani e anziani, religiosi e non-religiosi. È sicuramente un problema anche per la nostra comunità islamica italiana che si trova minacciata da questo fenomeno alquanto moderno. È un dato di fatto però che nel nostro paese, come nel resto mondo, il livello culturale e intellettuale si sia di gran lunga abbassato. Se una volta era assai normale e comune parlare di problemi esistenziali, delle origini e della fine della creazione, del senso della vita, eccetera, oggi le discussioni di rilievo vertono più su temi quali democrazia, diritti umani, immigrazione e così via. Quando si perde il contatto con la realtà intesa in senso assoluto e universale, è il livello ontologico degli uomini che viene a meno, l’essere umano non è più colui che è ma colui che vuole, non è più colui che è benedetto presso Iddio e gode di codeste benedizioni ma colui che mangia, beve e dorme, niente di più. In un tale contesto, è facile inculcare idee devianti ed erronee al primo che capita per il semplice fatto che alle genti è stata strappata la loro identità. Non è dunque troppo difficile anche in Italia imbevere qualcuno, specialmente i giovani già in balia di sofferenze psicologiche di vario tipo, di ideologie pericolose come il takfirismo. Se vogliamo testimoniare un futuro accettabile dobbiamo farlo attraverso lo spirito e noi musulmani credenti, in Italia o altrove, guardiamo a Gesù e all’Imam Mahdi, su di loro la pace, come fonte di grande ispirazione nonché di vera e propria forza nel momento della loro nuova venuta pubblica sulla terra, ed è in tal senso che sin da adesso dobbiamo agire.
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Per approfondimenti:
L’affermazione assai ambigua era la seguente: