L’ideologia di genere e il divorzio col “principio di realtà”

di Spectator

Conchita-Wurst-and-Vladimir-PutinLa “notiziona” di ieri è stata senz’altro questa: Conchita Wurst: mi piacerebbe incontrare Putin. Scopo dell’incontro? “Capire certi suoi ragionamenti”. Omofobi, s’intende.

Chissà se al presidente della Federazione Russa in visita a Expo 2015 è andato a traverso il manicaretto italiano servito per l’occasione…

Naturalmente tra i due non vi sarà alcun incontro, ma la “notizia” serviva solo a ricordare al media-suddito l’ossessivo ritornello dell’avversione feroce di Putin e della Russia nei confronti degli omosessuali. Mentre in realtà la questione è molto meno tragica per costoro di quanto la propaganda la dipinga, poiché la Russia, nel mirino dell’Occidente perché non capitola, è ferma nell’impedire la propalazione dell’ideologia di genere e di quella sua declinazione particolare che è l’omosessualismo militante, specialmente quando si rivolge ai minorenni.

Ma quando la demenza collettiva e/o individuale colpisce ampi strati della popolazione di un mondo che si ritiene “avanti” e “libero”, si può assistere ad ogni manifestazione insensata del pensiero, come quella del redattore prodottosi in un’operazione linguistica priva di senso: “Tom Neuwirth, questo il vero nome della cantante […]”.

“La quale” è certamente un maschio (si chiama Tom, infatti), ma è anche una “femmina” quando si mette la parrucca. Tuttavia si fa passare per un transgender (cosa voglia poi dire questo aggettivo non lo sanno neppure loro). In verità, non essendo Mr. Tom operato, siamo di fronte ad una “donna” con ‘apparato sessuale esterno’… priva di ovaie, di utero e mammelle. Cosa ci sia di femminile in un individuo di tal guisa sfugge alla normale comprensione alla luce della fisiologia e dell’ormai vituperato buon senso.

Eppure “Conchita Wurst” vorrebbe “far cambiare idea” a quel “retrogrado” di Putin. Ditemi se non siamo al manicomio!

Potremmo concludere questa breve nota osservando che, in termini letterari, la società odierna occidentale ha consumato il divorzio col “principio di realtà”.

E, in onore a quest’illustre vittima, ricordare a tutti noi (e agli “autorevoli” esponenti del “prestigioso” G7: gli Usa e i loro servi scodinzolanti) che solo nell’ultimo anno le “sanzioni” che l’Unione Europea ha dovuto applicare nei confronti della Russia a causa della “crisi ucraina” (di cui sarebbe “responsabile” ovviamente Putin) hanno decurtato del 25% il volume dei commerci tra l’Italia e la Russia.

Ma chi se ne importa, vero? Quisquilie, pinzillacchere, questioni assolutamente marginali al confronto con la “lotta alle discriminazioni di genere”! L’importante è che Putin “cambi idea”. Mentre Tom – scusate, Conchita – non ha ancora cambiato sesso!

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