Chiari “segnali” dal Colle

di Enrico Galoppini

Non c’è che dire, il messaggio è chiaro.

Tra le prime visite e dichiarazioni del neo-presidente della Repubblica, abbondano segnali chiari ed univoci.

La sua prima visita, “in forma privata”, è stata alle Fosse Ardeatine.

Un “luogo della memoria” che col passare degli anni è assurto ad una “sacralità” tale che tutti i personaggi di rilievo della classe politica devono recarvisi per rendere omaggio alle “vittime della barbarie nazi-fascista, del razzismo e dell’antisemitismo”. L’unica “barbarie” che la storia registri, beninteso, poiché nessuno s’è mai scomodato per mettere un fiore sui luoghi in cui chissà quanti italiani sono stati massacrati dai “Liberatori”.

gorlaPerché non può essere un caso che nessuno, ma proprio nessuno tra le cosiddette “cariche istituzionali”, trovi mai il modo e il tempo di omaggiare chi rimase sepolto sotto la furia indiscriminata e sadica dei bombardieri anglo-americani.

Poi, tra una “passeggiata” e una messa, il nuovo inquilino del Quirinale (immediatamente circonfuso di un’aura di “moralità” e “serietà”) ha prestato “giuramento”… e non ha perso l’occasione per mandare un altro di questi “segnali” a chi di dovere.

Ha ricordato il piccolo Stefano Gaj Tachè, vittima dell’attentato palestinese alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982. E perché no i bambini della scuola di Gorla, o quelli delle giostre di Grosseto eccetera eccetera?

Un bambino di due anni ucciso per motivi che non può neppure lontanamente comprendere è certo una cosa che spezza il cuore, ma quale relazione logica può avere nel discorso d’insediamento d’un presidente della Repubblica questa “memoria” particolarmente selettiva?

mattarella_de_mitaSegnali, solo e sempre segnali a chi deve capire: l’Italia deve impegnarsi nella “guerra al terrorismo”, dalla parte “giusta”.

In tutto ciò, di veramente “logico”, c’è solo la media degli applausi al discorso alla Nazione di Sergio Mattarella: più di uno al minuto.

Il che dà la misura del conformismo di quest’Italia che eternamente riproduce il medesimo teatrino, nel quale deve recitare sempre e solo la medesima parte.

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